L’imminente appuntamento con Agrilevante 2019, la rassegna barese che nel corso degli anni ha mostrato di avere tutte le carte in regola per aspirare al ruolo di manifestazione di riferimento in campo agricolo non solo per il Centro e Sud Italia ma anche per l’intero bacino mediterraneo, l’Europa balcanica e il Medio Oriente, ci offre l’occasione per esplorare da vicino l’economia agricola di alcuni di questi Paesi, focalizzando l’attenzione sullo status attuale e le prospettive future della meccanizzazione.
Iniziamo questa carrellata con l’Albania, Paese che, dopo il no incassato lo scorso giugno all’apertura dei negoziati di accesso all’UE, dovrà vedersela a breve con un nuovo verdetto da parte del Consiglio dell’Unione Europea, e sta vivendo l’attesa nel timore di un’ulteriore destabilizzazione che un nuovo rinvio potrebbe innescare.
UN ALTO POTENZIALE AGRICOLO SOLO PARZIALMENTE SFRUTTATO
Come riferisce l’“Indagine di mercato sullo sviluppo agricolo e finanziamenti in Albania” a cura di ITA (Italian Trade Agency)/ICE, prezioso strumento per questa disamina, l’agricoltura svolge un ruolo chiave nell’economia del Paese, contribuendo con una quota del 20 per cento alla formazione del PIL e assorbendo più di un terzo (38%) dell’occupazione totale.
Grazie soprattutto al territorio e al clima diversificati, adatti sia alle colture mediterranee sia a quelle continentali, esiste un buon potenziale agricolo che negli ultimi dieci anni non è stato però sfruttato adeguatamente. Il settore deve infatti fare i conti con grosse carenze strutturali, a cominciare dall’alto numero di piccole e frammentate aziende agricole che comporta elevati costi di produzione e scarsa competitività.
LA SOVRA-FRAMMENTAZIONE DELLA PROPRIETÀ
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La sovra-frammentazione della proprietà agricola è un fenomeno da attribuire in larga parte alle scelte fatte dopo il crollo del regime comunista quando con la legge “Per il terreno”, adottata nel 1991, i terreni agricoli delle cooperative di regime sono stati distribuiti tra gli ex-dipendenti ed utilizzatori.
Attualmente si stima che operino nel Paese circa 300mila aziende agricole con una superficie media di 1,2 ettari e che gli agricoltori albanesi abbiano più di un milione di proprietà frammentate in 2 o 3 parcelle.
Ben diverse le cifre ufficiali fornite dallo Statistical Yearbook 2018 dell’INSTAT secondo il quale nel 2017 risultavano attive nel settore “Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca” 37.684 aziende, mentre il numero totale di agricoltori registrati, sempre a fine 2017, era di 36.520, in aumento di 5.148 unità rispetto al 2016 (si tenga presente che la registrazione delle attività agricole è stata avviata nel 2014 come processo necessario per la loro identificazione anche in termini di specializzazione produttiva).
LA LIMITATA FORMALIZZAZIONE DEL SETTORE
All’origine di tale disparità c’è il fatto che la formalizzazione del settore agricolo è ancora molto limitata, stimata a una quota del solo 8 per cento sul totale. In altre parole, la maggior parte degli agricoltori svolgerebbe un’attività agricola informale: circostanza che comporta molti aspetti negativi, a cominciare da quello che non possono candidarsi per il supporto finanziario pubblico nazionale ed internazionale.
MECCANIZZAZIONE IN FORTE RITARDO
La frammentazione agricola, strettamente collegata al basso potere di acquisto degli agricoltori e aggravata dalla scarsa propensione di questi ultimi ad organizzarsi in consorzi o cooperative – effetto delle reminiscenze del regime e delle cooperative comuniste – è dunque la causa principale del forte ritardo che si riscontra nel Paese nella dotazione di mezzi meccanici in termini sia quantitativi sia di qualità delle tecnologie.
Sempre da fonte INSTAT nel 2017 il parco macchine agricole albanese constava di 9.540 trattori a ruote, 4.058 macchine per la semina, 2.768 falciatrici, 697 mietitrebbie e 5.675 minitrattori.
Il report di ITA/ICE evidenzia in proposito come, nonostante le limitate dimensioni (circa 28.748 chilometri quadrati equivalenti all’incirca a quelle del Belgio, di cui all’incirca solo un quarto risulta occupato da terreni agricoli), l’Albania abbia un territorio molto variegato per caratteristiche geografiche e ambientali, circostanza che determina la necessità di sistemi di meccanizzazione e attrezzature diversificate.
DOMANDA IN AUMENTO E DISTRIBUZIONE NELLE MANI DEGLI IMPORTATORI
Sebbene molti agricoltori, soprattutto nelle zone più remote del Paese, impieghino ancora attrezzi manuali e il costo della manodopera sia basso e competitivo, la domanda di trattori, seminatrici, fresatrici e falciatrici è in aumento. Il prezzo, com’è facile arguire, costituisce la principale molla d’acquisto e il mercato non è ancora guidato da criteri di qualità e innovazione.
In Albania non esiste una produzione interna di macchine agricole che vengono quindi importate dall’estero principalmente attraverso importatori che in genere dispongono di una rete di punti di vendita per la commercializzazione all’utente finale (solo nelle zone più periferiche operano intermediari che acquistano macchinario agricolo dagli importatori/distributori e lo rivendono ai clienti finali).
In questi punti vendita vengono venduti anche i pezzi di ricambio e in alcuni di essi sono presenti anche centri di riparazione. La vendita è effettuata prevalentemente al dettaglio e nella maggior parte dei casi il pagamento è in contanti.
GLI STRUMENTI FINANZIARI DI SUPPORTO
Il report di ITA/ICE fa notare come, nonostante i venditori di macchinari agricoli dichiarino che la domanda sia molto alta e prevedano un aumento significativo delle vendite, da collegare alla crescita della produzione agricola (ad un ritmo del 2-3% negli ultimi anni) e delle esportazioni di prodotti vegetali e verdure, il desiderio e le necessità di acquistare macchinari per aumentare la produzione manifestati dagli agricoltori spesso non si traduce in fatti e questi ultimi sono sovente costretti ad utilizzare strumenti primitivi per lavorare i terreni o ad affittare, per lo più a giornata, macchinari ad altri agricoltori.
Per giunta, solo pochissimi agricoltori hanno beneficiato fino ad ora di aiuti finanziari e ciò ha reso ancor più difficile l’aumento della vendita di macchinari.
È legittimo prevedere però nel medio termine un’inversione di tendenza, favorita anche dalle politiche pubbliche del settore che iniziano a ricalcare quelle europee, con la disponibilità di strumenti finanziari armonizzati al modello della politica agricola e dello sviluppo rurale europei.
Tra le opportunità da sfruttare, la disponibilità di schemi di supporto (Schemi nazionali – fondi che vengono stanziati annualmente dal governo albanese per il sostegno del settore agricolo – e fondo IPARD di supporto alla pre-adesione) e di altri sistemi di prestiti agevolati.
L’ESENZIONE DELL’IVA PER I MACCHINARI AGRICOLI
Ma a dare il là ad un aumento significativo della domanda dovrebbe essere soprattutto la decisione del governo di escludere l’applicazione dell’IVA per le macchine agricole.
Poiché gli imprenditori agricoli di minori dimensioni, che rappresentano la stragrande maggioranza dei produttori agricoli albanesi, non hanno la possibilità di detrarre analiticamente l’IVA sui loro acquisti, al fine di non penalizzare gli investimenti in macchine agricole, gli art. 50 e 51 della Legge n. 92 del 24/07/2014 dispongono l’esenzione IVA (aliquota zero) delle operazioni di importazione e di vendita di macchine agricole nel territorio della Repubblica di Albania.
A chi voglia saperne di più consigliamo di prendere visione della guida operativa “Macchine agricole e Albania: le regole fiscali” realizzata dall’Italian Trade Agency in collaborazione con lo Studio Occari & Garbo Stp Spa allo scopo di fornire ai produttori di macchine agricole in Italia un quadro di insieme sulle principali regole fiscali applicabili alla distribuzione ed alla esportazione di macchine agricole in Albania.
Anche se è facile prevedere che il mercato si concentrerà inizialmente su macchinari semplici e dal costo limitato, per evolvere verso tecnologie avanzate solo successivamente, l’aliquota zero per le importazioni e le vendite di macchine agricole viene giudicata dagli analisti un provvedimento destinato ad ampliare i margini di competitività dei prodotti italiani, mediamente più cari di quelli provenienti dalla Cina – principale concorrente del Belpaese – ma qualitativamente migliori e avvantaggiati in fase di trasporto dalla vicinanza dei due Paesi.
IMPORT DALL’ITALIA STAZIONARIO NEGLI ULTIMI DUE ANNI
Dall’analisi delle importazioni dall’Italia di macchinari e attrezzature agricole da parte dell’Albania (fonte: Direzione Generale della Dogana Albanese) per il periodo 2015-2018, si evidenzia come il Belpaese sia uno dei principali fornitori di questa tipologia di prodotti con una media del 44 per cento sul totale delle importazioni complessive nel periodo preso in esame.
Si nota però come, dopo un iniziale incremento significativo registrato nel 2016, la quota italiana abbia finito con lo stabilizzarsi negli anni a seguire. Poiché però le importazioni complessive di macchine e attrezzature agricole da parte dell’Albania hanno continuato ad aumentare sebbene ad un ritmo via via più contenuto, è evidente che il mercato albanese ha differenziato le proprie fonti di approvvigionamento. I principali concorrenti dell’Italia per i macchinari e le attrezzature agricole sono oggi la Cina, la Turchia, la Germania, la Svizzera e il Giappone.
Cifre alla mano, per quanto riguarda i trattori agricoli e forestali a ruote, nel 2018 l’Albania ha importato dall’Italia macchine nel segmento di potenza fino a 18 kW (24,48 CV) per un valore di 33.766 euro – corrispondente al 10 per cento del totale delle importazioni di questa tipologia di prodotto (nella nomenclatura albanese il codice di referenza è 87019110) – in diminuzione rispetto ai 52.613 euro del 2017.
Relativamente al segmento di potenza da 18 a 37 kW (da 24,48 a 50,31 cavalli) (codice di referenza 87019210) le importazioni dall’Italia hanno totalizzato il valore di 290.275 euro (27% della cifra totale), contro i 309.016 euro del 2017.
Risultano invece in aumento rispetto al 2017 le importazioni dall’Italia di trattori nella fascia da 37 a 75 kW (50,31-102 cavalli) (codice di referenza 87019310): 972.308 euro, pari al 54 per cento del totale, contro i 542.071 euro del 2017.
Si confermano in crescita, seppure con cifre piuttosto contenute, anche le importazioni relative al segmento da 75 a 130 kW (102-176,75 cavalli), con un valore di 75.954 euro (48% del totale), e quelle che riguardano il segmento sopra i 130 kW, con un valore di 39.440 euro (59% del totale).
Per finire l’import dall’Italia di trattori a cingoli, inclusi apripista, ha raggiunto nel 2018 un valore di 182.811 euro, pari al 29 per cento del totale.
© Barbara Mengozzi
Fonti testo: Italian Trade Agency/ICE Ufficio di Tirana, “Indagine Sviluppo Agricolo e Finanziamenti al settore Albania”, Aprile 2019; Italian Trade Agency/ICE e Studio Occari & Garbo Stp Spa, “Macchine agricole e Albania: le regole fiscali”, aggiornata all’8 maggio 2019.Fonti immagini: Albanian National Tourism Agency, DEDJA SHPK Facebook, Joni Export Facebook.