Nel secondo trimestre 2020, che si è concluso il 3 maggio scorso (l’anno fiscale parte il 1° novembre) Deere & Co. ha registrato un utile netto di 665,8 milioni di dollari, corrispondenti a 2,11 dollari per azione, in calo del 41 per cento rispetto ai 1.135 milioni di dollari (3,52 dollari per azione) del 2° trimestre 2019.
Le vendite e i ricavi netti a livello globale sono diminuiti del 18 per cento, a 9.253 milioni di dollari, in riferimento al secondo trimestre dell’anno e del 13 per cento, a 16.884 milioni di dollari, in riferimento al semestre.
«La principale priorità di John Deere nell’affrontare la crisi dovuta al Coronavirus è stata quella di salvaguardare la salute e il benessere dei dipendenti mentre adempivano all’obbligo di svolgere un’attività essenziale al servizio dei clienti in tutto il mondo – ha dichiarato John C. May, presidente e amministratore delegato di Deere & Co. –. E possiamo dire di esserci riusciti grazie alle misure proattive che abbiamo adottato per mantenere i dipendenti al sicuro e le nostre strutture produttive e i centri di distribuzione dei ricambi operativi. Allo stesso tempo, l’Azienda si è messa in contatto con le comunità locali per aiutare le persone in difficoltà a causa della pandemia. Deere e i suoi dipendenti hanno fornito un generoso sostegno alle banche alimentari della zona e ad altre organizzazioni che offrono assistenza in questo momento difficile».
TECNOLOGIA DIGITALE ALL’AVANGUARDIA, UN’ARMA VINCENTE
Un altro aspetto evidenziato dal Cervo è il grosso sforzo fatto per garantire il funzionamento della catena di approvvigionamento durante il blocco imposto dalla pandemia ed essere pertanto in grado di rifornire la rete dei rivenditori a livello mondiale, che ha potuto continuare a funzionare grazie sia al supporto della Casa madre sia all’impiego degli strumenti digitali.
Questi ultimi infatti hanno permesso ai dealer di fornire assistenza da remoto ai clienti finali nel pieno rispetto delle norme per il contenimento e la gestione dell’emergenza sanitaria e non a caso, come si evince dalla tabella qui sopra, hanno fatto registrare nel secondo trimestre 2020 un sensibile incremento rispetto al corrispondente periodo del 2019.
AGRICOLTURA E GIARDINAGGIO: PREVISTO PER IL 2020 UN CALO DELLE VENDITE DEL 10-15 PER CENTO
Le vendite della divisione Agricoltura & Turf si sono fermate nel secondo trimestre a quota 5.968 milioni di dollari, in calo del 18 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019: una flessione da attribuire alla riduzione di volumi delle spedizioni/mix di vendite nonché agli effetti sfavorevoli dei cambi valutari. Fattori parzialmente compensati dai prezzi più remunerativi, dalle minori spese generali, amministrative e per le vendite, dai ridotti costi di produzione e dalle spese inferiori in ricerca e sviluppo.
Nel suo outlook per il 2020 il colosso statunitense vede vendite in calo nel settore agricolo del 10-15 per cento, tenendo conto anche di un effetto cambio negativo quantificato nel 2 per cento circa.
Rispetto allo scorso anno le vendite di macchinario agricolo sono attese in calo di circa il 10 per cento negli Stati Uniti e in Canada, mentre in Europa la flessione dovrebbe rientrare nel range 5 -10 percento. In Sud America le vendite di trattori e mietitrebbie diminuiranno, stando alle previsioni, dal 10 al 15 per cento. Meno accentuato il calo previsto in Asia, da attribuire in larga parte alla chiusura delle fabbriche in India a causa della pandemia. A loro volta, le vendite del settore Giardinaggio e Municipalità negli Stati Uniti e in Canada dovrebbero scendere di circa il 10 per cento nel 2020.
Nel segmento costruzioni il fatturato è indicato in discesa del 30-40 per cento.
UN TAGLIO NETTO ALL’OUTLOOK
Deere & Co. punta per quest’anno a un utile netto di 1,6-2 miliardi di dollari (3,2 miliardi di dollari l’anno scorso), con un flusso di cassa operativo netto di 1,9-2,3 miliardi di dollari (3,2 miliardi di dollari nel 2019) facendo però presente che «permangono molte incertezze riguardo agli effetti della pandemia Covid-19 che potrebbero influenzare negativamente i risultati dell’azienda e la sua posizione finanziaria in futuro».
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