Dopo la dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Udine risalente allo scorso 9 febbraio, si apre uno spiraglio per la Tonutti Wolagri spa, la storica azienda di Remanzacco (Udine) attiva nel settore delle macchine agricole dal 1864.
Si tratta, come riferisce il quotidiano locale “Messaggero Veneto”, di una proposta di affitto di azienda che il curatore fallimentare, Andrea Bonfini, ha comunicato ai rappresentanti sindacali riuniti nella sede udinese di Confindustria.
L’offerta in questione permette di attivare la richiesta di esame congiunto per arrivare alla cassa integrazione speciale sulla quale dovrà pronunciarsi il ministero del Lavoro. L’obiettivo della manodopera (120 dipendenti distribuiti tra lo stabilimento friulano e il sito produttivo di Suzzara, in provincia di Mantova) è quello di poter riprendere al più presto l’attività, in considerazione anche della stagionalità di larga parte della produzione aziendale.
L’ESPANSIONE ALL’ESTERO
Com’è noto, la Tonutti, alla quale si deve l’invenzione del primo ranghinatore stellare negli anni Cinquanta, aveva dato prova negli ultimi decenni del secolo scorso di un forte dinamismo imprenditoriale e di un’accentuata propensione all’export arrivando a sbarcare negli Stati Uniti, dove nel 1985 aveva aperto il proprio Centro di distribuzione ed assistenza a Memphis, nel Tennessee, e ad esportare negli Usa oltre il 90% della propria produzione, assorbita per un buon 70% dalle partnership con le ditte costruttrici locali (tre le quali la rinomata Frontier Equipment).
Successivamente, intorno alla metà degli anni Novanta, l’azienda di Remanzacco aveva svolto un ruolo determinante nella creazione del primo distretto industriale di macchine agricole in Russia, ubicato nella regione di Perm, nella parte occidentale degli Urali, e destinato alla produzione di una linea di attrezzature prevalentemente per la fienagione.
L’ACQUISIZIONE DELLA WOLAGRI
Al 2007, sempre in fase espansionistica, risale l’acquisizione della Wolagri, società produttrice di macchine per la raccolta e conservazione del foraggio (rotopresse, fasciatori e disinfaldatori) con sede a Suzzara, in provincia di Mantova. È
Le difficoltà finanziarie per il gruppo Tonutti Wolagri sono esplose nel 2013, con un bilancio che segnava un rosso (patrimonio netto negativo) di 3,2 milioni di euro.
LA PARTNERSHIP CON LUIGI BLASI
Dopo aver incassato il no di Friulia, la Finanziaria della Regione Friuli Venezia Giulia alla concessione di finanziamento di 3 milioni di euro volto a controbilanciare le carenze di liquidità, Carlo Tonutti (a sinistra nella foto sopra), quarta generazione di una famiglia votata alla costruzione di attrezzi agricoli, aveva deciso, nel febbraio dello scorso anno, di stringere un’alleanza con l’imprenditore tarantino Luigi Blasi (a destra nella foto sopra), presidente di Progroup (attuale Bgroup, Blasi Group), gruppo specializzato nel settore delle macchine agricole detentore dei marchi Bargam, Projet, Oma, Rimeco, Agricom, Protek, ed entrato nella Tonutti Wolagri spa con un’iniezione di denaro in cambio della metà delle quote societarie.
«Con quest’accordo – aveva dichiarato Tonutti in quell’occasione – il nostro progetto di aggregazione industriale ha fatto un ulteriore passo avanti, rafforzando il nostro posizionamento sul mercato internazionale, favorendo ed aumentando le capacità di cross-selling, consentendo al gruppo una dimensione maggiore ed una linea di prodotti completa e di eccellenza».
L’USCITA DELLA FAMIGLIA TONUTTI DALL’AZIENDA
Il matrimonio non aveva dato però i risultati sperati a causa di continui screzi tra i due imprenditori, incapaci di arrivare ad una visione condivisa sulla riorganizzazione dell’assetto aziendale e le modalità di rilancio della Tonutti Wolagri.
Da qui l’uscita di scena, lo scorso settembre, della famiglia Tonutti con la cessione della parte del pacchetto azionario ancora di sua proprietà a Luigi Blasi, a fronte dell’impegno da parte di Bargam spa di attuare un percorso di ristrutturazione e risanamento dell’impresa di Remanzacco, alle prese con un debito che sfiorava ormai 6 milioni di euro .
Il resto è storia recente: Luigi Blasi e il proprio staff riescono ad ottenere l’ok da fornitori e banche ad un piano di salvataggio che viene presentato però fuori tempo massimo ed il Tribunale di Udine non può fare altro che decretare il fallimento dell’azienda friulana.
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