Nel 2022 il valore delle esportazioni italiane di trattrici, trattrici incomplete e macchine agricole – che rappresenta nel suo complesso circa il 70 per cento della produzione agromeccanica nazionale, a dimostrazione dell’elevata propensione all’export del settore – ha sfiorato il valore di 6,5 miliardi di euro, in crescita del 3,6% rispetto al 2021 e di ben il 37,6% rispetto a 10 anni prima.
Un risultato senz’altro ragguardevole, ma si può e si deve fare di più, visto che ci si muove in uno scenario dove la concorrenza internazionale è particolarmente agguerrita e il rischio di perdere terreno è molto forte.
Il cammino da percorrere in vista di questo obiettivo l’ha indicato FederUnacoma nel corso del suo “Think Tank” annuale che si è svolto lo scorso 30 marzo al castello di Rosciano (Perugia)
NUOVE STRATEGIE PER LA MECCANICA AGRICOLA
Il “driver” in grado di conferire valore aggiunto all’agromeccanica nazionale e di aprire più facilmente le porte all’estero ai prodotti di fabbricazione nazionale è stato individuato nel “Made In Italy”.
«La qualità e la tradizione della meccanica agricola italiana sono da sempre una leva fondamentale per il successo sui mercati esteri, ma è necessario un ulteriore salto di qualità – ha fatto presente in apertura il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti –. Le macchine realizzate dalle nostre imprese debbono essere percepite come prodotti classici del “Made in Italy”, al pari dell’automotive di alta gamma, della moda, dell’agroalimentare, non soltanto sui mercati tradizionali dell’Europa o degli Stati uniti, ma anche su quelli emergenti dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa».
IL SUPPORTO DELL’AGENZIA ICE
La promozione del settore agromeccanico sui mercati globali può contare sul supporto dell’Agenzia ICE che – ha sostenuto il presidente dell’Agenzia, Matteo Zoppas (nella foto sopra)– ha ampliato il raggio d’azione con le sue nuove linee guida e con i suoi 78 uffici dislocati in ogni continente e organizzati proprio per operare in stretta sinergia con le organizzazioni dei produttori. Nei prossimi anni – ha sottolineato Zoppas – la regione nordafricana e quella balcanica saranno alcune delle aree di intervento prioritarie per la promozione delle macchine agricole italiane.
L’ITALIA AL QUINTO POSTO NELLA CLASSIFICA DEL TOP EXPORTER MONDIALI
Di particolare utilità per tracciare una mappa mondiale dell’agromeccanica e del peso dei singoli Paesi i dati relativi all’export globale di settore presentati da Emanuele Di Faustino (a destra nella foto sotto), responsabile industria di Nomisma. Nel 2022 l’Italia, con un valore di 1,809 miliardi di euro, occupava la quinta posizione nella classifica dei primi 10 Top Exporter mondiali di trattori, dominata dalla Germania con 6,645 miliardi di euro, seguita dagli USA (3,676 miliardi di euro), dalla Francia (2,137 miliardi di euro) e dal Giappone (2,019 miliardi di euro).
Se questo posizionamento del nostro Paese è di per sé incoraggiante, lo è molto meno il tasso di crescita nel quinquennio 2017-2022 confrontato con quello degli altri Paesi: un contenuto 33%, a fronte del +159% della Corea, del +146% dell’India, +95% della Turchia, +87% della Germania e +82% della Cina, solo per citare i cinque Paesi con le migliore performance.
NUMEROSE INSIDIE MA ANCHE INTERESSANTI OPPORTUNITÀ
La perdita da parte dell’Italia di spazi di mercato è ancora più evidente se si confronta l’evoluzione dei market share dei top esportatori mondiali (le percentuali calcolate sul totale export mondiale in valore) che nel quinquennio 2017-2022 ha visto la quota detenuta dal nostro Paese scendere dall’8 al 6%, mentre quella della Germania, leader della classifica, è salita dal 21 al 24% e anche India e Corea sono cresciute.
«La Corea – ha evidenziato Di Faustino – è un partner particolarmente insidioso perché ha gli stessi mercati di sbocco dell’Italia, l’India dal canto suo, pur disponendo di tecnologia a basso costo ed essendo particolarmente focalizzata sui mercati emergenti, ha anche una parte del suo export diretta negli Stati Uniti, che è il primo mercato di importazione al mondo nonché il primo mercato di destinazione per l’agromeccanica made in Italy che proprio negli Usa ultimamente sta soffrendo notevolmente la concorrenza estera.
Tuttavia, anche se l’export italiano di trattrici si è diretto finora principalmente nel Vecchio Continente e in Nord America, bisogna tener conto che stanno emergendo nuove geografie in grado di offrire nuove opportunità. In particolare, ultimamente la nostra agromeccanica ha registrato buone performance nell’Africa subsahariana, in America Latina, e in altri Paesi europei non appartenenti all’Ue.
Resta il fatto però che nel comparto agromeccanico – come è stato spiegato dai relatori – il made in Italy non viene sufficientemente percepito come un valore aggiunto, a differenza di quanto accade invece per le tradizionali eccellenze italiane.
Lo conferma una crescita dell’export di macchine agricole pari al 38% a fronte di una crescita molto maggiore degli altri settori del made in Italy (+66%). Ma come fare del Made in Italy una leva per rafforzare l’export di macchine per l’agricoltura?
IL RUOLO STRATEGICO DELL’AGROMECCANICA, INCROCIO TRA AGRICOLTURA E MANIFATTURIERO
Le strategie di promozione dell’industria italiana – ha sottolineato il direttore di Domino, Dario Fabbri – devono tenere conto di tutte le variabili geopolitiche che condizionano il mercato, ma possono fare leva sul ruolo strategico che la meccanica agricola è chiamata a svolgere in questo momento storico, visto che l’agricoltura è diventata settore di punta per tutti i sistemi economici più importanti.
In questo scenario si sviluppa l’azione di governo – ricordata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (nella foto sopra)– che ha riaffermato la necessità di sostenere e incentivare l’innovazione tecnologica delle industrie italiane, per far fronte alla concorrenza dei Paesi emergenti. A tal fine, l’esecutivo è impegnato in una razionalizzazione e in una semplificazione del sistema di incentivazione pubblica che – ha spiegato Urso – per essere ancora più efficaci devono prevedere procedure snelle e di facile accesso per le imprese.
I TAVOLI TEMATICI
I lavori del Think Tank si sono conclusi nel pomeriggio con i tavoli di approfondimento dedicati rispettivamente a: “Il valore del Made in Italy nel marketing dell’agromeccanica. La conoscenza e la valutazione del prodotto italiano sui mercati nazionali ed esteri”, coordinato da Sabina Addamiano, docente di Marketing specialistico all’Università Roma Tre; “La qualità globale, una sfida per l’industria italiana. Design, affidabilità e servizi: gli standard richiesti sui principali mercati”, coordinato da Roberta Giuglielmetti, docente di Operation Management all’Università Roma Tre; “La sostenibilità sociale e ambientale, un requisito della “qualità italiana”. Le risorse umane e le risorse naturali nella valorizzazione del prodotto”, coordinato da Luca Ferrucci, docente di Economia e management delle imprese all’Università di Perugia.
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