«Ci aspettavamo un anno più negativo a causa della mancanza di credito, ma il raccolto record e il buon umore dei produttori hanno ridimensionato il calo delle vendite. Abbiamo avuto tempi difficili ma ora siamo pronti a recuperare», la dichiarazione di Néstor Cestari, presidente della Cámara Argentina de Fabricantes de Maquinaria Agrícola (CAFMA), l’associazione che rappresenta i costruttori argentini di macchine agricole, avvalora l’impressione generale che il mercato argentino delle macchine agricole abbia finalmente imboccato l’uscita dal tunnel, anche se la strada della ripresa resta ancora in salita.
LUCI E OMBRE SULL’ANDAMENTO DELLE VENDITE
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Le cifre ufficiali fornite dall’Instituto Nacional de Estadística y Censos (INDEC) – ferme per ora al terzo trimestre 2019 – anche se non fotografano una situazione del tutto rosea fanno ben sperare dopo la débâcle del 2018.
Si contrappongono alle performance negative dei trattori, in flessione del 4,1 per cento – con 4.504 unità (di cui 3.071 di produzione nazionale e le restanti importate) vendute nei primi nove mesi del 2019, contro le 4.778 unità (di cui 3.263 “made in Argentina”) del corrispondente periodo del 2018 – i risultati lusinghieri ottenuti dalle mietitrebbie, che nel periodo 1° gennaio-30 settembre hanno raggiunto quota 670 unità vendute (di cui 404 prodotte in loco) a fronte delle 633 (di cui 370 fabbricate in Argentina) dei primi nove mesi del 2018, e pertanto risultano in aumento del 5,8 per cento.
Grossomodo sulla stessa linea le attrezzature, salite, sempre con riferimento allo stesso lasso di tempo, da 5.042 a 5.340 unità con una crescita del 5,9 per cento, mentre le seminatrici sono cresciute del 20,1 per cento (da 1.269 a 1.524 unità).
Andamento negativo, infine, per le irroratrici trainate e semoventi scese nei primi nove mesi del 2019 da 616 a 483 unità.
Se diamo un’occhiata al fatturato, sempre in riferimento ai primi nove mesi dello scorso anno, le macchine agricole hanno raggiunto la cifra complessiva di 38.840,9 milioni di pesos, che corrisponde ad un aumento dell’83,1 per cento rispetto al risultato dello stesso periodo del 2018, con consistenti incrementi per tutti e quattro i grandi gruppi di macchine agricole presi in esame: +88,9 per cento per le mietitrebbie, +88,2 per cento per le seminatrici, +83,0 per cento per i trattori e +73,8 per le attrezzature.
NEL CONTESTO MACROECONOMICO CRESCE IL DEBITO E CALA IL PIL
Fin qui i dati nudi e crudi di un trend di mercato che si presta a differenti previsioni secondo il luogo comune del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.
A generare ottimismo c’è senza dubbio un raccolto di grano che ha segnato numeri record nell’ultima campagna sfiorando i 20 milioni di tonnellate e, com’è risaputo, con i silos pieni gli agricoltori sono generalmente ben disposti a prendere in considerazione le offerte di nuove macchine.
Ma non manca un rovescio della medaglia che va individuato nel contesto economico che vede l’Argentina del peronista Alberto Fernandez, eletto lo scorso ottobre al posto del liberale Mauricio Macrì, alle prese con l’enorme peso del debito estero, cresciuto ulteriormente a seguito del forte deprezzamento del peso nel corso dell’estate 2018. Basti dire che l’economia argentina, stando alle stime della World Bank, lo scorso anno ha perso l’1,7 del suo prodotto interno lordo, appesantito da crisi cambiaria ed elevata inflazione.
Come diversi analisti hanno fatto presente, la principale sfida del nuovo governo è quella di trovare compatibilità tra la sostenibilità economica del debito pubblico e la sostenibilità sociale del percorso di risanamento. Un traguardo che è impossibile raggiungere senza che qualche categoria finisca col farne le spese e tra queste potrebbero esserci proprio gli agricoltori, settore trainante dell’economia del Paese, nel caso in cui la liberalizzazione commerciale di questi ultimi 4 anni giunga al termine sostituita da dazi e limitazioni stringenti alle esportazioni come sembrerebbe indicare il recente aumento delle tasse di esportazione che ha colpito soprattutto la soia, tra i prodotti dell’agroindustria maggiormente venduti oltre confine.
LA CAPACITÀ PRODUTTIVA DELL’INDUSTRIA DI SETTORE INUTILIZZATA PER PIÙ DI UN TERZO
L’incertezza regna anche tra i costruttori di macchine agricole della CAFMA, desiderosi di saperne di più sulle misure che verranno prese dal nuovo Governo in materia di diritti di esportazione.
La voglia di risollevarsi, come abbiamo visto all’inizio, c’è tutta ma lo scorso anno un buon 35 per cento della capacità produttiva delle fabbriche degli associati a CAFMA è rimasta inutilizzata e se il buon raccolto non avesse arginato i danni il bilancio finale sarebbe stato anche peggiore.
Dalla recente indagine commissionata dalla stessa CAFMA all’Istituto IERAL emerge che nelle province di Santa Fe, Córdoba e Buenos Aires (dove si registra la massima concentrazione delle imprese che costruiscono macchine agricole) sono attive oltre 1.200 aziende, con una forza lavoro complessiva di 26.500 unità, e per l’86 per cento si tratta di ditte familiari con meno di 20 dipendenti.
Ancora ridotta risulta la propensione all’export che riguarda solo il 20 per cento delle aziende.
Come sottolinea il periodico di FederUnacoma “Mondo Macchina” in un articolo dedicato all’agricoltura e alla meccanizzazione agricola in Argentina, non esistono modelli produttivi dominanti e la gamma di prodotti realizzati dalle varie aziende è estremamente eterogenea, ma non mancano imprese in prima linea dal punto di vista tecnologico. Non è un caso, del resto, che l’Argentina sia il secondo Paese, dopo gli Stati uniti, per l’agricoltura di precisione.
EXPORT IN LEGGERA CRESCITA
Sul fronte dell’export, condizionato nel 2019 dall’aumento dei costi interni e dalla continua rivalutazione dei tassi di cambio, stando a quanto riferisce il periodico argentino “Ámbito Financiero” riferendosi a dati INDEC, le esportazioni di macchine agricole “made in Argentina” hanno raggiunto il valore complessivo di 118,4 milioni di dollari, in crescita dell’1,5 per cento rispetto al 2018, mentre le importazioni, relative principalmente a mietitrebbie e trattori, sono ammontate a 776,7 milioni di dollari, con una flessione del 36,6 per cento rispetto al 2018.
Per quanto riguarda la destinazione delle esportazioni il Brasile si è confermato nel 2019 il principale acquirente, assorbendo il 65,3 per cento del valore totale dell’export argentino, seguito da Uruguay (6,8%), Stati Uniti (5,2%) e Messico (3,7%).
Sempre dal Brasile è arrivata poco più della metà delle importazioni dell’anno 2019 (52,3% in valore), dagli Stati Uniti il 13,9 per cento e dalla Germania il 7,4 per cento.
IL CREDITO, INDISPENSABILE VOLANO PER LA RIPRESA
Tornando alle sofferenze del mercato, c’è una considerazione che mette tutti d’accordo: il calo delle vendite di macchine agricole che ha caratterizzato gli ultimi anni è da ascrivere principalmente alla mancanza di adeguati strumenti finanziari rivolti a facilitare gli acquisti e solo l’offerta di linee di credito a tassi favorevoli può ridare ossigeno in modo duraturo al settore.
Finalmente sia gli istituti di credito pubblici sia il settore privato stanno prendendo atto di questa esigenza e Expoagro, la più grande rassegna argentina dedicata a dimostrazioni in campo di macchine e attrezzature agricole, in programma dal 10 al 13 marzo, costituirà l’occasione per presentare ufficialmente le loro proposte creditizie.
PRESTITI IN PESOS, A LUNGO TERMINE E A TASSI ACCETTABILI
Basta dare un’occhiata ai media agricoli locali per rendersi conto di quanto sia variegata l’offerta: dal Banco Nación, la principale banca pubblica, al Banco Provincia, dal Banco Galicia a quello di Cordova e via dicendo, ogni istituto di credito ha messo a punto la sua soluzione specifica per l’acquisto di macchinario agricolo e, anche se le condizioni variano a seconda dell’istituto di credito e dei particolari accordi sottoscritti con le case costruttrici – il cui sforzo finanziario, unitamente a quello della rete commerciale, ai fini dell’abbassamento del tasso ha comunque un peso notevole – esiste comunque una base comune: crediti in pesos anziché in dollari, tassi ragionevoli (tra il 20 e il 25% annuo, ma possono esserci opzioni ancora più basse), termini più lunghi (fino a 5 anni).
Ecco perché i riflettori sono ora puntati su Expoagro che, ancor più di quanto accaduto nelle passate edizioni, costituirà un importante banco di prova della effettiva capacità di investimento del settore.
© Barbara Mengozzi
Fonte dati tabelle: INDEC, Informe de la industria de maquinaria agrícola, Tercer trimestre de 2019.Fonte immagini: Expoagro (le immagini si riferiscono all’edizione 2019).