Dopo aver messo a segno tre annate consecutive in positivo, il mercato trattoristico del Regno Unito ha chiuso il 2020 con una flessione del 14 per cento, scendendo da 12.040 a 10.380 unità immatricolate sopra i 50 cavalli che lo riportano ai livelli del 2015-2016, i più bassi degli ultimi vent’anni.
Un calo sul quale, come fa presente The Agricultural Engineers Association (AEA), l’associazione nazionale che rappresenta i produttori e gli importatori di macchine agricole, il Covid-19 ha avuto certamente il suo peso, con riferimento soprattutto alla prima metà dell’anno quando gli stabilimenti di produzione in tutta Europa sono stati temporaneamente chiusi e, anche laddove sono rimasti aperti, si sono verificate interruzioni delle catene di approvvigionamento.
Tuttavia, sottolinea AEA, il mercato sarebbe stato comunque una sfida, a causa degli effetti sulle attività agricole delle condizioni meteorologiche avverse verificatesi alla fine del 2019 e all’inizio del 2020.
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NELL’ULTIMA PARTE DELL’ANNO UN RECUPERO INSUFFICIENTE PER TORNARE AL SEGNO PIÙ
Dati alla mano, le immatricolazioni nei primi sette mesi dell’anno sono state inferiori del 24 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 (6.413 unità contro 10.003).
Una volta allentata la prima ondata di restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria e ristabilitesi le condizioni climatiche, il mercato si è ripreso e negli ultimi mesi dell’anno sono stati sostanzialmente superiori a quelli dell’anno precedente ((in particolare novembre e dicembre hanno fatto segnare incrementi percentuali del 24,5 e del 25,2 per cento rispettivamente al 2019) ma questa risalita di fine 2020 non è bastata a recuperare le perdite subite nel primo semestre.
BRILLANTE PARTENZA NEL 2021
A far ben sperare in una ripresa non effimera del mercato ci sono anche i dati relativi al mese di gennaio 2021 durante il quale, sempre da fonte AEA, nel mese di gennaio sono stati immatricolati 568 trattori, vale a dire il 17 per cento in più rispetto a gennaio 2020, a conferma di un trend di risalita in atto già da tre mesi.
CALA LA POTENZA TOTALE DEI TRATTORI IMMATRICOLATI, CRESCE QUELLA MEDIA
Relativamente alla ripartizione delle immatricolazioni per classi di potenza, nel 2020 si registra una diminuzione della potenza totale dei trattori immatricolati che, dopo aver superato i 2 milioni di cavalli per il secondo anno consecutivo nel 2019, scende a 1,78 milioni di cavalli, con una flessione dell’11 per cento.
Risulta invece in crescita la potenza media che supera per la prima volta i 170 cavalli, per effetto dell’aumento delle immatricolazioni nelle fasce di maggiore potenza.
Per quanto riguarda l’andamento del mercato su scala regionale, i cali più accentuati (a due cifre) sono stati registrati nelle Home Counties, nel sud-ovest e nel’Irlanda del Nord. In generale trend migliori hanno caratterizzato il Nord della nazione e il Galles rispetto al resto del Paese.
IL CERVO ANCORA IN TESTA, MA CON UNA QUOTA DI MERCATO RIDOTTA
La classifica per brand, che viene divulgata da AEA con un anno di ritardo ed è pertanto relativa al 2019 (sono inclusi anche i trattori compatti, con potenza inferiore o uguale a 50 cavalli), conferma la leadership di John Deere, che però subisce un vistoso calo, scendendo dalle 4.040 unità del 2018 a 3.800 unità, mentre la quota di mercato si è ridotta dal 30,1 al 28,1 per cento.
Resiste alle sue spalle CNH Industrial, anch’essa però in discesa, con 3.518 unità (di cui 2.314 riconducibili a New Holland e le restanti a Case IH) contro le 4.031 del 2018 del 2015 e una quota di mercato scesa dal 30,0 al 26,0 per cento.
Al terzo posto troviamo Agco, protagonista invece di un’ottima performance che ha fatto salire il market share dal 21,9 al 24,6 per cento grazie soprattutto all’apporto di Massey Ferguson che ha incrementato del 23,5 per cento le unità vendute, salite da 1.348 a 1.665, mentre la quota di mercata è passata dal 10,0 al 12,3 per cento.
Bene anche Valtra (le 665 unità del 2018 sono diventate 749), mentre Fendt fa registrare una leggera perdita.
Kubota ha consolidato il sesto posto in classifica, salendo a quota 887 unità, con un aumento del 18,9 per cento rispetto al 2018. In crescita anche la quota di mercato (6,5%).
Alle sue spalle, Claas e JCB, la prima in forte crescita (da 528 a 778 unità e dal 3,9 al 5,7 per cento di market share), la seconda il lieve calo (da 301 a 278 unità e dal 2,2 al 2,1 per cento di market share).
Completa la Top Ten Same Deutz-Fahr con 243 unità (erano 209 nel 2019) che precede i due marchi di Argo Tractors, McCormick con 103 unità e Landini con 48 unità.
IL BOOM DELL’USATO
Anche nel 2020 il mercato dell’usato ha tenuto ritmi decisamente sostenuti, come mostrano i dati di vendita fornito dalle principali case d’asta britanniche.
Un nome su tutti, quello di Cheffins, che ha il suo quartier generale a Cambridge e che ha dichiarato di aver venduto complessivamente nel corso del 2020 macchine e attrezzature usate per un valore di oltre 48 milioni di sterline.
«In presenza di un trend delle vendite in costante aumento possiamo senz’altro affermare che sia nel Regno Unito sia all’export il mercato dei macchinari agricoli di seconda mano è in forte espansione – ha affermato Bill Pepper, direttore presso Cheffins –. Un insieme di fattori concomitanti quali l’aumento dei prezzi dei trattori nuovi, la mancanza di nuove immatricolazioni, la diminuzione delle scorte presso i concessionari e il calo delle permute ha davvero fatto ritornare i dealer britannici sul nostro mercato. Questa circostanza, combinata con l’export che ha sfruttato al massimo il calo della sterlina, ha portato gli acquirenti del Regno Unito a competere con i compratori stranieri determinando un rialzo dei prezzi. C’è stato inoltre un discreto numero di agricoltori che ha messo in vendita delle macchine considerando le aste il modo migliore per ottenere prezzi più alti».
L’EFFETTO BREXIT, DA EMOTIVO DIVENTA CONCRETO
Com’è noto, sul fronte Brexit con il 1° gennaio 2021 è terminato il periodo di “transizione” ed il Regno Unito è definitivamente uscito dall’Unione Europea diventando un “paese terzo” rispetto alla UE.
A regolare i rapporti commerciali bilaterali c’è ora l’accordo sottoscritto dalle due parti sul finire del 2020 che, benché definito dal Financial Times un «divorzio amichevole», non ha fugato del tutto dubbi e preoccupazioni. In generale, a giudicare da quanto affermano i media britannici di settore i costi aggiuntivi delle esportazioni dovrebbero avere solo un piccolo impatto sui prezzi di mercato e la Brexit finirà per offrire anche delle opportunità.
Purtroppo con il rinvio dapprima e successivamente l’annullamento dell’edizione 2021 del Lamma Show (l’appuntamento è fissato ora per l’11-12 gennaio 2022), la principale rassegna del Regno unito dedicata alla meccanizzazione agricola, è venuta meno una preziosa occasione per una disamina delle possibili conseguenze della Brexit sul mercato delle macchine agricole nella fase di applicazione delle nuove norme, superato il periodo di diffusa incertezza.
POTREBBE ESSERCI ANCHE QUALCHE VANTAGGIO
Un aiuto in tal senso ce l’offre però un interessante articolo pubblicato sul sito MHA Larking Gowen il cui titolo può essere così tradotto: “Le tariffe globali del Regno Unito post Brexit potrebbero rappresentare una buona notizia per il settore delle macchine agricole”.
«Stando alla nostra analisi della tariffa globale del Regno Unito gli importatori di macchine agricole risultano favoriti poiché le tariffe sono state liberalizzate (dazio dello 0%) per molte macchine agricole, come le irroratrici, i caricatori, gli aratri, i coltivatori , alcune macchine da raccolta e altro macchinario. Quanto ai trattori normali, vale a dire con cabina, con motore sopra i 18 kW il dazio rimane allo 0%», fa presente Laurie Hill, specialista in agricoltura di MHA Larking Gowen.
«Pertanto – prosegue Hill – per le imprese che importano dal continente, non ci sarà alcun dazio aggiuntivo e per le imprese che importano da fuori del Regno Unito e dell’UE potrebbe esserci un risparmio».
© Barbara Mengozzi
Fonte tabelle: AEAFonte immagini: Cheffins.