Revisione: competenze ancora da chiarire e resta tutto fermo

Eventi 22/11/2016 -
Revisione: competenze ancora da chiarire e resta tutto fermo

Ancora tempi incerti per quanto riguarda la revisione delle macchine agricole. È quanto è emerso, in estrema sintesi, durante il seminario “La revisione delle macchine agricole: un’opportunità per migliorare i livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro e nella circolazione stradale” promosso dall’Inail e tenutosi durante l’ultima edizione di Eima.

In pratica, chiamati ad argomentare circa i motivi che bloccano l’applicazione della revisione dei mezzi agricoli, i rappresentanti dei ministeri coinvolti hanno dovuto ammettere che si tratta di un disaccordo relativo ai ruoli. Detto in altri termini, quello che manca è il concerto tra le parti, e in particolare tra il Mipaaf e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

 

COMPETENZE CONFUSE

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Il problema, a quanto sembra, è da ricondurre all’articolo 111 del codice della strada, il cui testo, a detta di Mario Fargnoli (nella foto sopra), funzionario tecnico del Mipaaf (Direzione generale dello Sviluppo rurale), sarebbe contorto, tanto da non permettere di delineare univocamente le singole competenze dei ministeri coinvolti.

«Per esempio – ha fatto notare Fargnoli – nel citato articolo non viene nominato il ministero del Lavoro, che invece, sopratutto in tema di formazione degli operatori, dovrebbe giocare un ruolo centrale». «Nel frattempo però che i ministeri decidano chi fa che cosa, – ha sottolineato Tommaso De Nicola (a sinistra nella foto di apertura, con Mario Longo, direttore regionale Inail Emilia Romagna), vicario della Direzione centrale Prevenzione dell’Inail –  il settore agricolo continua a essere quello con la maggiore incidenza di incidenti, anche mortali.

 

LA REVISIONE NON È UNA NOVITÀ

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«Di revisione si parla dal 1992 – ha puntualizzato Fargnoli – ma oggi tocca fare i conti con le scadenze». Scadenze che, come è noto, sono state negli ultimi mesi puntualmente disattese. Si tratta, dunque, di un problema complesso, che stenta a trovare una soluzione anche perché, come ha precisato il relatore, a complicare le cose ci sarebbero parecchi elementi, non ultimo la consistenza del parco macchine, composto da 1 milione e 700mila macchine che hanno un età che supera i trent’anni. A questo si affianca un problema fino ad ora trascurato nel dibattito, e cioè le macchine storiche, tipologia diffusa, ma per la quale il tema revisione non sembra essere mai stato affrontato.

 

COSA FANNO GLI ALTRI PAESI

Come anticipato, l’aspetto che probabilmente più degli altri ha compromesso il buon esito della questione è la definizione dei ruoli, che si va a sommare agli aspetti pratici. Eppure, ha spiegato Fargnoli, Germania e Spagna, dove la revisione Germania e Spagna, dove la revisione periodica e l’adeguamento dei mezzi sono una realtà da molti anni, sono ottimi esempi da seguire, sopratutto se si considera che in questi Paesi, contestualmente all’entrata in vigore della revisione, sarebbe diminuito il numero di incidenti che coinvolgono le macchine agricole.

 

CENTRI DI REVISIONE MOBILI

Dal punto di vista pratico, Fargnoli ha fatto intendere che, ispirandosi all’esperienza spagnola, anche in Italia dovrebbero essere impiegati dei centri di revisione mobili, al fine di risolvere l’annosa questione del trasporto delle macchine, soprattutto di quelle di grosse dimensioni.

 

MOTHER REGULATION, UN ALTRA FONTE A CUI ISPIRARSI

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Sempre in merito agli aspetti pratici, il regolamento Ue 167/2013 (noto come Mother Regulation) relativo all’omologazione delle macchine agricole (e in particolare gli articoli 17,18,19) che tratta la sicurezza funzionale, la sicurezza sul lavoro e la sicurezza ambientale, potrebbe essere un’ottima fonte a cui attingere i requisiti minimi da vagliare durante i controlli e le verifiche delle macchine.

Dunque, ricapitolando, i decisori hanno un quadro normativo a cui fare riferimento, così come hanno esempi concreti a cui ispirarsi. Perché allora la revisione continua ad essere un problema irrisolto anziché un’opportunità di miglioramento?

 

NON RESTA CHE SPERARE

Il busillis, è chiaro, è dovuto all’articolo 111 del codice della strada, che norma la revisione e ne rende(va) l’obbligo entro il 30 giugno 2015.

 

IL RIMPALLO DI RESPONSABILITÀ TRA MINISTERI

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A detta del Mipaaf sarebbe il comma 1 a creare confusione di ruoli e quindi, di fatto, a bloccare l’iter decisivo. Lo ha confermato Maurizio Vitelli (nella foto sopra), del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha spiegato il suo punto di vista: «La situazione è impantanata. Dopo che la Finanziaria 2012 ha deciso che la revisione andava fatta, dal 2012-2013 si sono svolti una serie di tavoli tecnici. Dal nostro punto di vista dobbiamo considerare che il ministero dei Trasporti si occupa di circolazione, non di sicurezza nei campi».

«Oggi – ha concluso Vitelli – il calendario delle macchine da revisionare c’è, il programma per come fare la revisione pure, sono stati individuati i parametri da revisionare, ed è stata snellita la burocrazia, in modo che la revisione non diventi un’Odissea per nessuno. Esiste un preciso quadro normativo, ma manca il concerto tra i ministeri chiamati in causa, in particolare è il Mipaaf a non firmare il decreto perché all’articolo 1 ci sarebbe un passaggio che chiede specifiche tecniche di dettaglio».

Per quanto tempo ancora il ministero dell’Agricoltura non firmerà non è dato sapersi, dato che Fargnoli ha concluso il suo intervento con un laconico: «ce la metteremo tutta, spero in tempi brevi».

 

UN COSTO (SOCIALE) ENORME

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Eppure i tempi di entrata in vigore della revisione sono un elemento chiave per delineare il futuro del comparto, anche dal punto di vista sociale.

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Nel frattempo che il dibattito politico prosegue a tempo indeterminato, infatti, tocca fare i conti con le ricadute (indirette) delle mancate revisioni. Pur non essendo dimostrabile in assoluto, infatti, esiste un pericoloso legame tra macchine vecchie e mal funzionanti e il numero di incidenti che coinvolgono mezzi agricoli.

 

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE

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«L’obsolescenza e il fai da te giocano un ruolo fondamentale nell’incidenza degli infortuni – ha ricordato Gabriella Mancini (nella foto sopra), di Inail-Contarp –. Dobbiamo adeguare le macchine vecchie e dobbiamo permettere l’acquisto di macchine nuove tramite l’erogazione di incentivi. Non si deve dimenticare che la manutenzione di tutte le macchine è obbligatoria: esiste un documento tecnico che entra nel dettaglio di che cosa deve essere fatto sulle macchine. Ora tocca lavorare sulle persone, attraverso la formazione, non solo degli operatori agricoli, ma anche dei fornitori – dealer, rivenditori, manutentori».

«Per questo motivo – ha rimarcato Mancini  abbiamo messo a disposizione diversi corsi di formazione, tra i quali il “Corso di formazione per rivenditori di macchine agricole” realizzato con Unacma e dedicato ai manutentori e ai fornitori, e ad oggi abbiamo formato più di 300 persone».

 

CENTO MORTI ALL’ANNO PER IL RIBALTAMENTO DEI TRATTORI

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Eugenio Ariano (nella foto sopra), GdL Prevenzione in Agricoltura e Selvicoltura del CTI, ha aperto il suo intervento proprio chiedendo ai presenti di declinare i tempi di entrata in vigore della revisione e ricordando che ogni anno si registrano 100 morti per il ribaltamento dei trattori. Rimandare di tre anni l’attuazione del decreto sulla revisione, ha fatto presente, significherebbe rimandare di tre anni la prevenzione degli incidenti. Il costo sociale – basta fare una semplice moltiplicazione – è elevatissimo.

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«Mediamente – ha puntualizzato Michele Candreva (nella foto sopra), ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – un infortunio costa 30mila euro, equivalenti allo stipendio annuale lordo di un lavoratore medio. Se si riuscisse a ridurre anche del 25 per cento il numero degli infortuni si potrebbe implementare l’occupazione con 200mila posti di lavoro all’anno».

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A fare i conti economici e sociali ci ha pensato anche Vincenzo Laurendi (nella foto sopra), del settore ricerca Inail Ditsipia, che ha riportato i dati (agghiaccianti!) registrati dall’Osservatorio Inail: lo scorso anno gli infortuni mortali con trattore sono stati 137, di cui 106 causati dal ribaltamento del mezzo. D’altro canto, sono 668mila i trattori sprovvisti di strutture di protezione in casao di capovolgimento e sono un milione e 240mila quelli sprovvisti di cinture di sicurezza.

 

INVESTIRE IN SICUREZZA

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«I costi di adeguamento per ciascun trattore – ha concluso Laurendi – ammontano tra i 425 e i 975 euro». Spendendo questi soldi si adeguerebbe il parco circolante e presumibilmente diminuirebbero gli infortuni e i conseguenti. Dunque, senza falsa retorica, andrebbe solo deciso se investire in sicurezza oppure se investire nel risarcimento degli infortuni. Quanto alla revisione, si resta in attesa di una decisione che, sembra essere chiaro, è ancora di là da venire».

 

© Emanuela Stìfano

 

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