Sono state assegnate al Sima nuove date ed un nuovo posizionamento per rispondere alle effettive esigenze degli agricoltori con una rassegna al passo con i tempi ma anche all’altezza della prima potenza agricola europea.
Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato durante l’incontro dello scorso 16 settembre con il quale sono stati presentati alla stampa straniera riunita a Parigi i contenuti del “reinventato” salone francese.
Incontro che ha evidenziato subito con chiarezza quello che sarebbe stato il leitmotiv dell’iniziativa: trovare motivazioni, giustificazioni e consensi ad una scelta che, per modalità e tempistiche, è stata un vero e proprio colpo di mano capace di mandare all’aria radicati equilibri. E non solo per il fatto, tutt’altro che marginale, che il “nuovo” Sima, di scena dall’8 al 12 novembre 2020, andrà a sovrapporsi per due giorni all’Eima di Bologna (vedi link).
Si spiega così il tentato approccio disinvolto di Isabelle Alfano, direttrice del Sima, e Frédéric Martin, presidente del Sima e presidente di Axema (entrambi nella foto di apertura), l’associazione dei costruttori francesi, nell’illustrare le ragioni del cambiamento da “salone mondiale dei prodotti e dei servizi per l’agricoltura e l’allevamento” a “salone internazionale delle soluzioni e tecnologie per un’agricoltura efficiente e sostenibile”, con tanto di mutato logo ed una nomenclatura ripensata.
FRUTTO DI UNA DECISIONE COLLETTIVA
Un cambiamento, come è stato più volte ribadito al parterre dell’incontro parigino, trainato dai fabbisogni degli agricoltori e frutto di una decisione “collettiva”, condivisa dal consiglio di amministrazione di Comexposium, che insieme ad Axema organizza la rassegna, con il placet convinto degli espositori.
«Trovare una nuova formula e un nuovo periodo di svolgimento, che fosse in linea con il “timing” degli investimenti da parte degli agricoltori era un percorso obbligato per il Sima che rischiava di restare al palo», ha fatto presente Hervé Gerard-Biard (nella foto sopra), direttore generale della divisione trattori di Kubota Europa e membro del Bureau di Axema, chiamato a fare da testimonial al rinnovato Salone parigino.
Della stessa opinione, a dare manforte agli organizzatori, Rémi Hanot (nella foto sopra), direttore generale Marketing Division di John Deere France. «Il Sima collocato a febbraio non era più in sintonia con il ritmo degli affari, considerata l’elevata stagionalità del mercato agricolo francese ma anche la scarsa presenza di nuovi prodotti in quel periodo – ha commentato Hanot –. Lo spostamento a novembre porterà senz’altro vantaggi dal punto di vista commerciale, anche tenendo presente che il 25 per cento dei trattori viene immatricolato sul finire dell’anno».
TRE RASSEGNE CON TRE DIFFERENTI IDENTITÀ?
Entrambi hanno comunque tenuto a sottolineare che saranno presenti anche all’Eima e che non ci sarà un conflitto tra i due Saloni, visto che esiste, a loro avviso, una differenziazione di contenuti.
Il Sima si caratterizzerebbe come una piattaforma trasversale, dedicata non solo alle macchine ma, più in generale, alle soluzioni tecnologiche per l’agricoltura, mentre all’Eima spetterebbe il ruolo di rassegna specializzata, qualificata vetrina del “savoir faire” delle case costruttrici italiane, focalizzata su componenti e macchine specialistiche. Accanto ai due Saloni, protagonista assoluta negli anni dispari, Agritechnica, la “grande esposizione delle grandi macchine per le grandi colture“.
Caratterizzazione delle tre rassegne ovviamente poco gradita ai giornalisti italiani presenti all’incontro che l’hanno giustamente considerata penalizzante nei confronti di un’Eima che nelle più recenti edizioni, per affluenza e qualità dell’offerta, è stata la vera antagonista di Agritechnica.
LE AMBIZIONI FRANCESI
Di certo l’immagine ultimamente un po’ appannata del Sima mal si addice alla “grandeur” francese, gratificata invece dai dati del mercato agricolo e della relativa meccanizzazione. La Francia vanta infatti le posizioni di primo produttore agricolo europeo con un valore di 73 miliardi di euro nel 2018, di primo mercato europeo per le macchine e attrezzature agricole con un valore di 6,177 miliardi di euro nel 2017 (in crescita del 12,5% nel primo semestre 2019), di secondo Paese al mondo, dopo gli Usa, per importazioni di macchine agricole, e quinto per esportazioni.
Più che legittima, dunque, l’aspirazione a realizzare un Salone rivolto a tutti gli attori del mondo agricolo.
MENO DI QUATTORDICI MESI PER REALIZZARE IL SALONE “DI TUTTO IL POSSIBILE”
Un obiettivo ambizioso però al quale non sarà facile dare forma e contenuti, così come altrettanto arduo risulterà offrire, secondo gli intendimenti, concrete risposte alle sfide per l’agricoltura di domani. Ma manca più di un anno all’appuntamento ed è senz’altro azzardato fare previsioni.
Per ora le novità annunciate per l’edizione 2020 sono queste: ci saranno tre appositi spazi Job-dating, Esperienza e Formazione; ai confermati Villaggio dell’Innovazione e Villaggio Start-up in partnership con La Ferme Digitale andrà ad aggiungersi il Villaggio della Robotica grazie all’accordo siglato con Fira, il Forum International de la Robotique Agricole; verrà arricchito il programma delle conferenze internazionali.
Quanto alla partecipazione delle ditte espositrici, gli organizzatori parlano di “primi segnali di un successo” grazie alla conferma della presenza dei grandi attori della meccanizzazione agricola.
© Barbara Mengozzi