HomeNewsGuerra in Ucraina: l’agromeccanica occidentale ferma le attività in Russia e blocca l’export Guerra in Ucraina: l’agromeccanica occidentale ferma le attività in Russia e blocca l’export News 18/03/2022 - meccagri Nelle ultime due settimane abbiamo assistito ad una presa di posizione nei confronti dell’invasione dell’Ucraina e dello scontro militare in atto anche da parte del settore dell’agromeccanica, al pari di molte altre grandi imprese occidentali di comparti diversi rappresentativi del grande business internazionale – dall’energia all’elettronica, all’auto, alla moda, senza trascurare i servizi – che hanno deciso di abbandonare la Federazione Russa provocando una sorta di esodo di massa. JOHN DEERE Lo scorso 9 marzo il colosso americano delle macchine agricole e per le costruzioni Deere & Company ha annunciato di aver interrotto le spedizioni delle sue macchine dapprima in Russia e poco dopo in Bielorussia, alleata di Putin. La compagnia americana che ha il suo quartier generale a Moline (Illinois) ha dichiarato nel suo annuncio di essere profondamente rattristata dalla significativa escalation degli eventi in Ucraina e di continuare a monitorare la situazione attenendosi pienamente in questa fase alle severe sanzioni economiche imposte alla Russia e al suo presidente Vladimir Putin dagli Stati Uniti e dai partner internazionali. «La sicurezza, e il benessere dei nostri lavoratori sul territorio rimangono la nostra massima priorità e continuiamo a supportare e mantenere una stretta comunicazione con i nostri team interessati, fornendo le risorse necessarie, quando possibile – ha affermato un portavoce di John Deere –. I nostri pensieri vanno ai nostri dipendenti, alle loro famiglie, ai nostri concessionari, ai clienti e a tutti coloro che sono stati colpiti da questa crisi». Stando a quanto riferiscono i portali americani di settore, John Deere ha chiuso il suo ufficio vendite Agriculture & Turf in Ucraina, alle porte di Kiev, quando è iniziata l’invasione, per preservare la sicurezza dei suoi dipendenti. Il produttore statunitense, per il quale l’Ucraina e la Russia rappresentano approssimativamente circa il 3 per cento delle vendite annuali, è presente dal 1973 in Russia, dove possiede uno stabilimento a Orenburg (nelle foto sopra), al limite sud-orientale della parte europea del Paese, dove vengono prodotte attrezzature per la lavorazione del terreno, la semina e la protezione delle colture e vengono assemblati trattori e mietitrebbie, oltre a un centro distribuzione ricambi a Domodedovo (nella foto sotto), nella Russia centrale, non lontano da Mosca. Ci sono poi un Service Center per i prodotti forestali a San Pietroburgo, una filiale di vendita di prodotti agricoli a Mosca e diversi rivenditori distribuiti in tutta la Russia. Da segnalare, infine, come la John Deere Foundation stia lavorando a stretto contatto con una serie di organizzazioni, comprese diverse agenzie delle Nazioni Unite, per mobilitare risorse a sostegno della popolazione ucraina. AGCO Anche Agco ha comunicato con una nota stampa di aver immediatamente sospeso allo scoppio del conflitto la vendita di nuove macchine in Russia e Bielorussia, di aver rispettato fin qui tutte le sanzioni e la sua determinazione a continuare a farlo. La corporation di Duluth (Georgia), che definisce Russia e Ucraina «vitali per l’approvvigionamento alimentare mondiale», tiene a sottolineare, al pari di John Deere, che dall’inizio della guerra in Ucraina «la nostra prima priorità è stata proteggere i nostri dipendenti ucraini e le loro famiglie (Agco ha 50 dipendenti con sede in Ucraina, ndr). Abbiamo intrapreso una serie di azioni rapide per garantire la loro sicurezza e stabilità e abbiamo esteso molte di queste stesse protezioni ai nostri partner industriali e agli agricoltori». «Nutrire in modo sostenibile il pianeta è fondamentale per il nostro scopo e la guerra in Ucraina mette a repentaglio la sicurezza alimentare di coloro che fanno affidamento sulle esportazioni ucraine e russe – prosegue il comunicato –. La Agco Agriculture Foundation (AAF) aveva annunciato nei giorni una donazione di 100.000 dollari a supporto del “World Food Programme” delle Nazioni Unite per il soccorso d’emergenza (Emergency Relief), con lo scopo di fornire assistenza alimentare alle famiglie ucraine e a quelle dei paesi vicini colpiti dal conflitto. Agco e AAF l’AAF hanno inoltre creato insieme al “World Food Programme” delle Nazioni Unite una campagna “ShareTheMeal” per raccogliere l’equivalente di 182.000 pasti in tre mesi, in aggiunta alla donazione già stabilita. Anche se Russia e Ucraina insieme rappresentavano solo il 2 per cento delle vendite di Agco nel 2021, il Gruppo – che si limita a svolgere in Russia attività di assemblaggio di attrezzature nei pressi di Mosca attraverso una joint venture costituita con Russian Machines – è ben consapevole del fatto che insieme rappresentano una parte significativa delle esportazioni mondiali di grano e mais e pertanto è essenziale preservare la componente agricola per garantire che la crisi umanitaria in atto non si trasformi anche in una crisi della fame. A sostegno di ciò, Agco ha anche valutato e mitigato i potenziali impatti energetici sulle proprie strutture europee. CNH INDUSTRIAL Stop a tutte le spedizioni verso la Russia e la Bielorussia, comprese quelle di componenti e sottoassiemi, anche da parte di CNH Industrial che in un comunicato stampa condanna fermamente tutti gli atti di violenza e aggressione non giustificati, e in particolare l’attuale guerra in Ucraina che sta avendo un impatto devastante su così tante persone, inclusi molti dei dipendenti e concessionari della multinazionale italo-statunitense. CNH Industrial afferma di continuare a dare priorità alla sicurezza dei suoi 38 dipendenti e delle loro famiglie in Ucraina fornendo loro assistenza continua, inclusi aiuti finanziari e supporto logistico. Ma la Società sostiene anche i propri dipendenti in Russia. «Come azienda – si legge nelal nota stampa – facciamo una chiara distinzione tra i nostri dipendenti e i rispettivi governi». CNH Industrial fa sapere anche di aver intrapreso azioni per sostenere i cittadini ucraini colpiti dalla crisi militare donando 500.000 dollari alle ONG che stanno fornendo assistenza sul campo a chi ne ha bisogno, oltre a istituire un fondo globale per le donazioni dei dipendenti, donazione che verrà integrata dalla Società con un contributo equivalente. «Come Azienda – sostiene la controllata da Exor, la holding di casa Agnelli azionista di maggioranza – stiamo facendo tutto il possibile per supportare gli agricoltori e i nostri concessionari durante questo periodo difficile per aiutare a proteggere la catena alimentare globale». CNH Industrial fa sapere inoltre di attenersi pienamente a tutte le normative che impongono sanzioni adottate dagli Stati Uniti, dall’UE e da altre nazioni e di tenere costantemente sotto controllo questa situazione. A detta del sito americano Successful Farming, CNH Industrial impiega attualmente 207 dipendenti in Russia con un ufficio centrale a Khimki, nella Oblast di Mosca, e uno stabilimento di assemblaggio a Naberezhnye Chelny (nella foto sopra), nella Russia europea orientale, oltre a disporre nel Paese di una rete commerciale formata da 28 concessionari in 140 sedi. In Ucraina, invece, presso l’ufficio commerciale di CNH Industrial a Kiev la società impiega direttamente 38 cittadini ucraini, ai quali si aggiungono 10 distributori a livello nazionale. CLAAS Claas, dopo aver annunciato nell’ultimo periodo di risentire delle conseguenze di ripetute interruzioni alla catena di approvvigionamento che non le permettevano di soddisfare le richieste dei clienti russi e ucraini, si è vista costretta a interrompere la produzione di mietitrebbie nel proprio stabilimento russo di Krasnodar (nella foto sopra), che, inaugurato nel 2005, è stato ampliato di recente con un intervento che ha portato a quadruplicarne la capacità produttiva aglio standard di cinque anni fa. Qui, oltre alla fabbricazione delle mietitrebbie Tucano, per l’Est Europa, vengono assemblati i grandi trattori Axion e Xerion destinati al mercato russo e kazako. Tenendo conto anche del reparto vendite con sede a Mosca, complessivamente Claas dispone di un organico di 800 dipendenti in Russia. In Ucraina, invece, lavorano alle dipendenze della società tedesca nel settore vendite una quarantina di dipendenti, alcuni dei quali da Kiev sarebbero stati trasferiti su intervento del costruttore tedesco, con l’aiuto di una campagna appositamente avviata, in zone sicure del Paese. A tal proposito le società di distribuzione Claas confinanti con l’Ucraina, ad esempio in Polonia, si sono dichiarate pronte a fornire un aiuto flessibile in qualsiasi momento. Anche Claas ha cercato contatti con organizzazioni umanitarie internazionali esperte per dare un contributo agli aiuti umanitari. In una prima fase, quasi 25.000 euro andranno agli aiuti delle Nazioni Unite ai profughi. L’importo è stato raccolto a gennaio nell’ambito della riunione annuale dell’Epifania e all’epoca nessuno pensava alla guerra in Ucraina. L’azienda raddoppia l’importo e devolverà la seconda parte alla Croce Rossa Internazionale. Inoltre, Claas ha lanciato una campagna internazionale di raccolta fondi in tutta l’azienda e ha raggiunto oltre 11.900 dipendenti. L’attenzione dovrebbe essere rivolta al benessere e alla salute di 7,5 milioni di bambini in Ucraina. CATERPILLAR Anche Caterpillar, che da marzo 2000 gestisce uno stabilimento interamente di proprietà a Tosno, vicino a San Pietroburgo – dove vengono prodotti camion da miniera, escavatori e componenti per macchine e attrezzature destinati agli stabilimenti europei del Gruppo – ha sospeso le attività in Russia, diventate sempre più impegnative, anche a causa delle interruzioni alla catena di approvvigionamento e alle sanzioni in atto. «Siamo profondamente addolorati per i tragici eventi che continuano a verificarsi in Ucraina e speriamo in una soluzione pacifica della crisi – fa presente la Società, che possiede anche un Centro distribuzione ricambi a Mosca, in una nota stampa che porta la data del 9 marzo –. Attraverso Caterpillar Foundation stiamo donando più di 1 milione di dollari per sostenere i bisogni urgenti e a lungo termine della crisi umanitaria in Ucraina. Rispettiamo tutte le leggi applicabili e le sanzioni in evoluzione, rimanendo concentrati sui nostri dipendenti, rivenditori e clienti». BRIDGESTONE E MICHELIN Tra i produttori di pneumatici hanno annunciato ufficialmente di aver sospeso l’attività industriale, che non riguarda però il segmento agricoltura, e le esportazioni in Russia sia Bridgestone sia Michelin. La principale azienda nipponica di pneumatici ha comunicato che lo stabilimento di Ulyanovsk (nella foto sopra), nella Russia occidentale, cesserà di funzionare, così come verranno congelati gli investimenti finanziari e sospese con effetto immediato tutte le esportazioni verso il Paese che contribuisce a circa il 2 per cento del fatturato globale di Bridgestone. Con l’evolversi della situazione, la direzione globale e regionale di Bridgestone continuerà a monitorare da vicino la situazione e ad adattare flessibilmente i propri piani in caso di necessità. Bridgestone Corporation ha inoltre deciso di donare un totale di 500 milioni di yen, l’equivalente di 3,8 milioni di euro, all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, la Croce Rossa internazionale e altre agenzie umanitarie in Ucraina. Michelin, dal canto suo, in una breve nota stampa fa sapere di aver sospeso l’attività nel proprio stabilimento di Davydovo (nella foto sopra)– che impiega circa 750 persone e produce pneumatici per autovetture e ricostruiti per autocarri, principalmente per il mercato locale – così come le sue esportazioni verso il Paese. «In questo contesto molto difficile e incerto – si legge – la priorità di Michelin è supportare tutti i suoi dipendenti colpiti da questa crisi, compresi i dipendenti di Michelin Russia. Il Gruppo rimane pienamente mobilitato e continuerà ad adattare le proprie decisioni all’evolversi della situazione». TRIMBLE Dichiara a sua volta di aver interrotto la vendita in Russia e Bielorussia dei propri prodotti e servizi la californiana Trimble, che condanna fermamente l’invasione non provocata dell’Ucraina da parte del governo russo. «Il nostro obiettivo principale continua ad essere il benessere dei nostri dipendenti e partner in Ucraina e Russia – si legge nel comunicato datato 7 marzo dell’azienda che possiede tra l’altro un ufficio a Mosca in partnership con Tekla –. Attraverso la Fondazione Trimble, stiamo anche contribuendo agli aiuti umanitari urgenti per i cittadini ucraini sfollati». DISTRUGGERE LE MACCHINE AGRICOLE, IL DIKTAT DEI RUSSI PER MINARE LA SICUREZZA ALIMENTARE UCRAINA Fin qui solo alcuni dei costruttori di macchine, attrezzature e componenti per l’agricoltura che hanno annunciato in maniera ufficiale di aver interrotto l’attività in Russia e sospese le esportazioni verso il Paese ma il conflitto russo-ucraino che vede coinvolti i mezzi agricoli anche per altri aspetti. Tra questi il fatto che le forze russe hanno preso di mira le macchine agricole per minare la sicurezza alimentare in Ucraina e, conseguentemente, nel mondo. Come riferisce la direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, secondo quanto riporta l’agenzia ucraina Unian, «gli occupanti stanno deliberatamente distruggendo le macchine agricole», si legge nella nota in cui si citano episodi nelle regioni di Kiev, Zaporizhia e Chernihiv, oltre che in alcuni distretti di Kherson e Kharkiv. Le macchine agricole vengono inoltre requisite in massa «dagli invasori per lavori di ingegneria, costruzione di fortificazioni e per essere utilizzate come trattori per veicoli blindati». Sempre secondo quanto riferito dai servizi di sicurezza ucraini la popolazione locale sarebbe obbligata dai russi a effettuare questi lavori. «Secondo i nostri ultimi rapporti la notte del 13 marzo negli insediamenti di Chupakhivka e Olenynske del distretto di Okhtyrka (regione di Sumy) è stato condotto un attacco aereo mirato sui depositi di macchine agricole. A seguito dei bombardamenti tutti attrezzature, più di 30 unità, sono state distrutte». I raid sui depositi di attrezzature agricole non vanno considerati come incidenti, bensì come atti deliberati volti a colpire un settore produttivo di primaria importante per l’Ucraina. Proprio in queste settimane infatti è previsto l’avvio della campagna di semina dei cereali, che naturalmente necessita anche dell’impiego di trattori e seminatrici. «La loro distruzione – spiegano i servizi d’intelligence – potrebbe provocare una crisi umanitaria in alcune regioni del nostro Paese. La sicurezza alimentare è minacciata non solo in Ucraina. Il nostro Paese è uno dei principali fornitori di molte colture ai mercati europei e cinesi». IL TRATTORE SIMBOLO DELLA RESISTENZA UCRAINA I trattori, dal canto loro, per effetto dei numerosi video e immagini divenuti virali sui social media che li ritraggono mentre trainano i mezzi armati abbandonati dai soldati di Putin, divenuti prede belliche, sono diventati a pieno diritto un simbolo della tenace resistenza dell’Ucraina all’invasione russa, al punto che il governo di Kiev ha incentivato l’appropriazione dei mezzi usati dai russi per l’invasione sollevando gli autori dei furti dall’obbligo di dichiararli al fisco, stando a quanto stabilito dall’agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione (Nacp). Stefan Weichart, giornalista danese impegnato sul campo, ha raccolto in un thread su Twitter i video migliori pubblicati sui social, compreso quello di un contadino ucraino che, fra le risate, sottrae un carrarmato a un soldato russo che lo insegue a piedi. Del resto, come fa notare, Matthew Gault in Tech By Vice, non è la prima volta che i trattori ucraini sono diventati sinonimo di resistenza. Per anni, infatti, gli agricoltori americani che utilizzano trattori John Deere hanno combattuto contro l’azienda per il diritto di riparare i propri trattori e alcuni di loro agricoltori hanno trovato una soluzione alternativa, quella di hackerare il firmware utilizzando un software appositamente progettato proveniente proprio dall’Ucraina. Ha tratto ispirazione dal video del contadino che ruba il carro armato russo un videogame a tema Farmers Stealing Tanks, il primo videogioco direttamente ispirato alla guerra in Ucraina. Bisogna guidare un trattore e rubare un tank, che va riportato nella fattoria. Bisogna schivare i colpi dei nemici e si può accelerare conquistando un bonus. Gli ideatori tengono a sottolineare che non si tratta di una speculazione. Il titolo è gratuito e l’home page rilancia a una pagina di donazioni, la Orphan’s Aid Society, un’associazione che si occupa di raccogliere aiuti per gli orfani che ha fatto e sta facendo questo conflitto. © Barbara Mengozzi Guerra Russia-Ucraina | macchine agricole | Trattori