Ucraina: il “granaio d’Europa” necessita di macchine agricole

Mercati 17/06/2021 -
Ucraina: il “granaio d’Europa” necessita di macchine agricole

L’Ukrainian-Italian Business Forum svoltosi recentemente a Kiev, alla presenza del nostro ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio e dell’omologo ucraino  Dmytro Kuleba, ha acceso i riflettori su questo Paese dalle grandi potenzialità di sviluppo, sempre più proiettato verso l’integrazione europea ed euroatlantica.

Un Paese che, come ha sottolineato il presidente di ICE-Agenzia, Carlo Ferro, in riferimento al memorandum of understanding siglato da Italia e Ucraina con l’obiettivo  di ampliare e rafforzare le relazioni bilaterali tra i due stati, può offrire all’imprenditoria italiana interessanti opportunità di business che vanno dalle grandi commesse in infrastrutture ferroviarie, energie green e aeronautica alla catena del food, alla distribuzione dei prodotti agroalimentari, all’incoming nelle fiere internazionali in Italia, che ripartono in presenza, alla collettiva di produttori italiani alla prossima fiere dell’agromeccanica (Agro 2022 a Kiev).

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Non a caso al Forum era presente anche il presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti (nella foto sopra), che nel suo intervento ha presentato il ruolo e l’attività della Federazione nazionale dei costruttori di macchine agricole, ha illustrato l’interscambio di comparto Italia-Ucraina e le tecnologie italiane  per l’agricoltura specializzata concludendo con l’invito rivolto ad autorità e operatori economici locali a visitare la 44esima Eima.

 

AGRICOLTURA IN GRAN FERMENTO

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L’agricoltura – comparto considerato strategico per lo sviluppo dell’Ucraina con un’incidenza che oscilla intorno al 18 per cento sul PIL del Paese – sta suscitando notevole interesse ed attraendo ingenti risorse, anche dall’estero, per il ricambio delle macchine agricole e per la modernizzazione delle infrastrutture.

Il tutto favorito dall’abbondanza di suolo disponibile (l’Ucraina dispone da sola di ben 32,5 milioni di ettari di terra coltivabile) e dalla riconosciuta fertilità delle cosiddette “terre nere” (Chernozem), che hanno fatto del Paese, dapprima il granaio dell’impero zarista e, in seguito, dell’Unione sovietica.

Non mancano però degli interrogativi sul futuro del settore primario, alla luce soprattutto dell’imminente entrata in vigore (prevista per il mese di luglio) della riforma agraria ucraina, che introduce sostanziali novità, a cominciare dalla restituzione alle comunità locali, in un’ottica di decentramento fondiario, del diritto di disporre delle proprie terre rimuovendo pertanto la moratoria sulla vendita delle terre agricole ucraine introdotta “temporaneamente” nel 2001 per contenere i potenziali danni delle grandi privatizzazioni iniziate nel 1992.

Sotto le pressioni del FMI (dei cui prestiti l’Ucraina ha una grande necessità) si apre così la via verso la liberalizzazione del mercato fondiario, anche per il momento le limitazioni continuano ad essere molte e le terre ucraine resteranno inaccessibili agli stranieri, se non attraverso l’approvazione di un futuro referendum nazionale.

 

UN PARCO MACCHINE FORTEMENTE INADEGUATO RENDE IL MERCATO PROMETTENTE

In attesa di vedere quali saranno le evoluzioni del processo riformistico in atto e di capire quanto il Paese, contadini e piccoli proprietari in particolare, sia effettivamente pronto per un cambiamento così radicale, le prospettive di sviluppo del settore agricolo si scontrano  con l’inadeguatezza e l’obsolescenza del parco macchine nazionale.

Cifre alla mano, stando a quanto riferisce il “Focus sull’economia ucraina 2019” di ICE-Agenzia, Ufficio di Kiev, per raggiungere un rapporto mietitrebbia/superficie coltivata in linea con la media comunitaria, l’Ucraina dovrà disporre di un parco macchine di 146 mila mietitrebbie, il che significa che nell’arco di 20 anni dovranno essere acquistate circa 5 mila mietitrebbie all’anno, per la sostituzione di quelle che ogni anno diventeranno obsolete.

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Il forte fabbisogno di macchine agricole viene evidenziato anche dall’”Ukraine – Country Commercial Guide” (voce “Agricultural Machinery”) nel sito dell’International Trade Administration secondo la quale, prendendo come fonte l’Istituto di Economia Agraria dell’Ucraina, nel 2018 gli investimenti di capitale sono stati di circa 250 dollari per ettaro di terreno agricolo, ovvero circa il 20 per cento del fabbisogno effettivo, mentre la necessità operativa di macchine e attrezzature agricole è stimata a 20 miliardi di dollari nel 2025.

 

ANDAMENTI ALTERNI PER L’IMPORT

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Sempre stando all’“Ukraine – Country Commercial Guide”, durante il periodo 2016-2017, una maggiore stabilità politica, un’economia più forte, una “grivna” più stabilizzata (la valuta del Paese) e una domanda ritardata hanno consentito e incoraggiato gli agricoltori ucraini a riprendere gli investimenti di capitale di cui avevano disperatamente bisogno, comprese quelli in attrezzature agricole.

Le importazioni di macchinari e attrezzature agricole sono aumentate di quasi 2,5 volte nel 2017 rispetto al 2015, arrivando a superare i livelli del 2013. Nel 2018 però si è assistito ad un’inversione di tendenza e l’import di macchinario agricolo è diminuito dell’11 per cento a causa di uno stabilizzarsi della situazione dopo il forte aumento del 2017.

Nel 2019 si è assistito ad un’ulteriore diminuzione delle importazioni di settore del 12 per cento e per il 2020 è previsto un nuovo calo del 15-20 per cento a causa del limitato accesso al credito e della transizione verso un mercato fondiario più aperto.

 

PRODUZIONE NAZIONALE AI MINIMI TERMINI

Come viene fatto presente nella “Breve Nota sulle Macchine Agricole” a cura di ICE-Italian Trade Agency, Ufficio di Kiev, datata 2020, vista la scarsità della produzione locale, allo stato attuale il fabbisogno di meccanizzazione agricola può essere soddisfatto soprattutto dalle importazioni.

È vero –  sottolinea l’“Ukraine – Country Commercial Guide” – che la produzione ucraina di macchine e attrezzature agricole dovrebbe crescere grazie a un programma del governo ucraino che offre un supporto del 25 per cento per l’acquisto di macchinario agricolo “made in Ucraina”, tuttavia, secondo il Center of Economic Recovery, nel 2019 la quota di mercato dei macchinari importati in Ucraina è rimasta elevata al 67 per cento.

Al momento sono soltanto qualche decina le aziende locali produttrici di macchine per l’agricoltura operative, che peraltro sfruttano solo una parte della capacità produttiva a causa di una serie di carenze strutturali, tra le quali si segnalano l’uso di macchinari superati e la mancanza di nuove tecnologie, nonché la scarsità di capitale legata sia alla bassa solvibilità della clientela sia all’assenza di servizi finanziari. Da segnalare anche che una parte della produzione locale è destinata all’export che vede come acquirente principale  l’ex-unione Sovietica (71,0%).

Le esportazioni verso l’Italia sono minime e secondo il Servizio nazionale di Statistica ucraino nel 2019 hanno rappresentato l’1,5 per cento delle esportazioni totali per un valore di 0,84 milioni di dollari, a fronte di un valore complessivo dell’export ucraino di macchine agricole pari a 57,8 milioni di dollari.

L’ITALIA AL QUINTO POSTO NELLA CLASSIFICA DEI FORNITORI DI MACCHINE AGRICOLE ALL’UCRAINA

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Le importazioni di macchine agricole del Paese hanno raggiunto nel 2019 quota 500 milioni di dollari, in discesa, come abbiamo visto, rispetto all’anno precedente, e tra le tipologie più rilevanti figurano le mietitrebbiatrici (per un valore di 168,4 milioni di dollari), le seminatrici (106,8 milioni di dollari), parti di macchine (54,2 milioni di dollari) aratri ed erpici a dischi (35,9 milioni di dollari), falciatrici (35,2 milioni di dollari).

Sempre da fonte ICE-Italian Trade Agency, Ufficio di Kiev, l’Italia occupa il quinto posto come fornitore di macchine agricole all’Ucraina, dopo la Germania, gli USA, il Belgio e la Polonia.

Le tipologie più rilevanti di macchinari importati dall’Italia nel 2019 sono state  falciatrici  (11,5 milioni di dollari), parti di macchine (4,1 milioni di dollari), seminatrici ( 3,9 milioni di dollari) trebbiatrici (3,0 milioni di dollari) e mietitrebbiatrici (1,5 milioni di dollari).

Relativamente a quest’ultima tipologia di macchine, per le quali la concorrenza è particolarmente agguerrita, al pari dei trattori, i produttori tedeschi detengono quasi il cinquanta per cento del mercato (sia nuove sia usate) e quelli statunitensi un po’ meno del dieci per cento.

 

FOCUS SUI TRATTORI

Per quanto riguarda invece in particolare i trattori, ai quali è dedicata la “Breve Nota sui Trattori  Agricoli” anch’essa a cura di ICE-Italian Trade Agency, Ufficio di Kiev, datata 2019, così come avviene per le macchine agricole, la produzione locale di trattori non soddisfa il fabbisogno dell’agricoltura ucraina.

Per l’esattezza, secondo i dati del Servizio della Statistica locale, nel 2018 sono stati prodotti in Ucraina 2.428 trattori, di cui 290 sono stati esportati.

Nel 2018 le importazioni dei trattori agricoli (v.d. 8701 90) in Ucraina hanno raggiunto il valore di 394 milioni di dollari e dall’Italia sono stati importati trattori per un valore complessivo di 7,7 milioni di dollari.

 

Il nostro Paese figura all’ottavo posto come fornitore dell`Ucraina dopo gli USA, la Bielorussia, la Cina, la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e l’Austria: un posizionamento che viene spiegato dagli analisti con il fatto che gli utilizzatori finali ucraini di trattori hanno una bassa capacità di acquisto e preferiscono offerte più economiche (per esempio quelle provenienti dalla Cina e dalla Bielorussia).

I trattori d’importazione più “gettonati” sono quelli di potenza superiore ai 90 kW, dal momento che le principali colture (cereali, girasole, ecc.) vengono coltivate su appezzamenti di grandi dimensioni dove l’impiego di mezzi di potenza medio-alta permette di aumentare la capacità produttiva e diminuire le spese di produzione per singolo ettaro.

La maggior parte dei trattori importati in Ucraina di provenienza italiana appartiene però al segmento di potenza al di sotto dei 90 kW e quelli di potenza superiore ai 90 kW rappresentano solo il 24 per cento dell’import totale.

 

VERSO L’ABOLIZIONE DEI DAZI SULLE IMPORTAZIONI

L’accordo sulla Deep and Comprehensive Free Trade Area (DCFTA), che fa parte dell’accordo di associazione UE dell’Ucraina, include la graduale rimozione delle tariffe doganali e delle quote e un’ampia armonizzazione di leggi, norme e regolamenti in vari settori. Una prospettiva che appare destinata a favorire i fornitori europei del Paese dell’ex Unione Sovietica rispetto a quelli americani.

Dalla “Breve Nota sui Trattori  Agricoli” sopra citata apprendiamo che i dazi doganali per l’importazione della maggioranza delle macchine agricole in Ucraina dai Paesi comunitari non vengono applicati.

I trattori fanno parte di quelle categorie di prodotti per quali è stabilito un “timing” per l’abbassamento dei dazi nell’arco degli anni con una finale abolizione secondo la Delibera del Servizio Fiscale dell’Ucraina del 06.01.2016 N 21/99-99-25-02-02-18.

Nel 2019 i dazi doganali per i trattori agricoli variavano dallo 0 al 3,3 per cento in funzione della tipologia.

 

© Barbara Mengozzi

 

 
Le immagini fieristiche si riferiscono all’edizione 2021 di Agro, rassegna agricola clou di scena a Kiev dall’8 all’11 giugno.
 
 

 

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