Coordinamento agromeccanici italiani, firmato il protocollo d’intesa

News 06/12/2013 -
Coordinamento agromeccanici italiani, firmato il protocollo d’intesa

Unima e Confai, le due organizzazioni di rappresentanza delle imprese agromeccaniche italiane, hanno firmato al ministero delle Politiche agricole il protocollo d’intesa con il quale prende vita il Cai, Coordinamento agromeccanici italiani (vedi link). Il mondo del contoterzismo agricolo torna dunque a ricompattarsi a quasi dieci anni di distanza dalla frattura creatasi nel 2004 per divergenze sulla visione sindacale. La nascita del Cai, si legge nel protocollo, è legata alla necessita di un nuovo modello di rappresentanza capace di rendere più incisive le azioni della categoria, a difesa degli interessi dell’intero settore agromeccanico e agricolo, puntando ad un’equa tutela della categoria stessa in prospettiva di uno sviluppo coerente e condiviso.

 

PROTAGONISTI “STRATEGICI” NEL SETTORE AGRICOLO

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Silvano Ramadori (a destra) e Leonardo Bolis

 

«Fin da subito, una volta eletto, ho cercato il dialogo con Confai, convinto dell’esigenza di dare un messaggio univoco – ha spiegato in sede di conferenza stampa Silvano Ramadori, presidente di Unima –. Insieme riteniamo che si possano meglio tutelare le imprese agromeccaniche e l’importante ruolo che queste svolgono e che le pone all’avanguardia per l’innovazione tecnologica in agricoltura, per la competitività, l’efficienza, la sicurezza ambientale e sul lavoro».

 

LA CONCERTAZIONE PER IL BENE DELLA CATEGORIA

 

Ha parlato di un momento storico Leonardo Bolis, presidente di Confai. «Stiamo suggellando un’intesa che ci riporta a dialogare insieme – ha affermato –. Questo perché con la presidenza di Ramadori ho notato che le posizioni si sono notevolmente avvicinate, anche se si dovrà smussare qualche angolo che ancora esiste. Mi auguro che la nascita del Coordinamento agromeccanici italiani possa portare al raggiungimento dell’obiettivo del riconoscimento dei contoterzisti nel comparto agricolo». I benefici, secondo il coordinatore nazionale di Confai, Sandro Cappellini, potrebbero riverberarsi positivamente, senza gravare sui conti dello Stato, sia sulle aziende agromeccaniche sia sui committenti, che sono gli agricoltori. «La scissione di allora ci ha fatto bene – ha commentato  Cappellini –. Ci ha fatto evolvere e convergere sulla necessità di disporre, per il bene della categoria, di una struttura di rappresentanza comune, che dovrà essere snella ed in grado di prendere velocemente le decisioni».

 

L’ACCESSO ALLE RISORSE DELLA PAC

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Il riconoscimento del ruolo  degli agromeccanici in agricoltura non costituisce più, dunque, un motivo di contrasto fra le due organizzazioni, come confermato dal vicepresidente di Unima, Massimo Alberghini Maltoni. «Non abbiamo preclusioni legate all’inquadramento – ha sostenuto Alberghini Maltoni – ma vogliamo che gli agromeccanici siano coprotagonisti del sistema agricolo italiano, insieme agli agricoltori. Quanto alle risorse della Pac, poiché l’agricoltura passa per il contoterzismo, se gli aiuti devono essere erogati all’agricoltura, per la proprietà transitiva deve beneficiarne anche il contoterzismo».

 

LA COLLABORAZIONE CON ENAMA

 

All’accordo era presente anche Sandro Liberatori, direttore di Enama, che  ha salutato positivamente l’accordo, anche ai fini della collaborazione sul piano dell’innovazione e della sicurezza sul lavoro.

La prima uscita dalla firma del protocollo di intesa sarà il Contoterzista Day a Treviglio (Bergamo), in programma il prossimo 13 dicembre. A breve verrà anche definito il presidente incaricato nel ruolo di portavoce.

 

DIECIMILA IMPRESE AGROMECCANICHE PROFESSIONALI

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Unima e Confai rappresentano congiuntamente circa diecimila imprese agromeccaniche professionali. Un comparto che pesa solo per il 2% a livello nazionale, ma che si inserisce nella filiera della meccanizzazione agricola, il cui valore si aggira intorno ai 12 miliardi di euro.

Le imprese agromeccaniche italiane effettuano circa il 90% delle operazioni di raccolta prodotti e circa il 60% delle altre lavorazioni agromeccaniche necessarie alla razionale conduzione dei terreni.

Ogni impresa agromeccanica generalmente svolge la totalità dei lavori tecnologici su superfici che vanno dai 200 agli oltre 1.000 ettari, a fronte di una dimensione media delle aziende agricole italiane di circa 10 ettari.

Da diversi anni si assiste ad un fenomeno evolutivo che sta cambiando il volto dell’operatore agricolo tradizionale poiché gli imprenditori agricoli, per razionalizzare il lavoro ed i costi di produzione, anziché acquistare moderne ed onerose attrezzature e dotarsi di personale specializzato, hanno la necessità di  rivolgersi, sempre più, ad operatori terzi dotati di macchine agricole tecnologicamente avanzate e farsi fornire di volta in volta, con alta professionalità, i servizi più idonei per i sempre più variabili piani di coltivazione dei propri terreni.

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