Lotta alla piralide del mais a impatto zero con l’uso dei droni

News 01/07/2014 -
Lotta alla piralide del mais a impatto zero con l’uso dei droni

La lotta alla piralide del mais si fa con i droni. Tecnologia robotizzata e a impatto zero.

 

UN’INIZIATIVA DI AMA, COMAL E KOPPERT

È uno dei nuovi servizi che mette in campo l’Associazione mantovana allevatori e la Comal, il suo braccio commerciale, e rappresenta il primo caso in Europa di utilizzo dei droni per la lotta biologica al parassita del mais.

La nuova modalità per la lotta integrata biologica alla piralide del mais, insetto che può ridurre notevolmente la produttività della pianta, è stata presentata lo scorso 27 giugno nella sede dell’Apa di Mantova.

Erano presenti Davide Errera, presidente di Comal, il direttore dell’Associazione mantovana allevatori, Gabriele Caleffi, il responsabile commerciale per il Centro-Nord di Koppert Italia, società che alleva gli insetti utili per la lotta biologica alla piralide del mais, Emanuele Zanforlin, e l’agronomo che ha guidato la sperimentazione insieme a Caleffi fin dal 2008, Francesco Alessandrini.

«L’Associazione mantovana allevatori – ha spiegato il direttore, Gabriele Caleffi – sempre di più sta assumendo un ruolo di maggiore incisività nella vita degli allevamenti, con il ruolo di consulente esperto non soltanto per la zootecnia, ma più in generale per la gestione generale dell’azienda agricola».

 

LA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE

Ne è appunto un esempio il nuovo servizio a zero impatto ambientale per contrastare la piralide, nemico del mais, che in Pianura padana trova condizioni climatiche favorevoli per lo sviluppo.

La piralide, inoltre, predispone il mais a sviluppare fumonisine. «L’intervento predisposto da Comal – ha ricordato il presidente dell’Ama, Alberto Gandolfi – riesce ad evitare un pericolo doppio, senza nessun utilizzo di veleni e senza perdite da calpestamento nei campi. Se i sistemi tradizionali prevedono l’impiego di piretroidi e di macchine come i cosiddetti “trampoli”, che fisicamente entrano nelle colture del mais provocando calpestamenti e perdite di prodotto, il drone chiaramente no».

 

LA FASE SPERIMENTALE

Il lavoro è stato svolto dal 2008 in quattro aziende che hanno voluto seguire questa metodologia di lotta biologica utilizzando l’imenottero parassitoide Trichogramma brassicae, un insetto oofago, che neutralizza le uova delle piralide. «Si tratta di insetti già presenti in natura – ha specificato Caleffi – ma non in misura sufficiente a contrastare la piralide del mais».

La sperimentazione è stata fatta inizialmente distribuendo gli insetti manualmente. Fino all’avvento del drone, il quale sfrutta tutte le coordinate geo-satellitari dei terreni.

Gli allevatori interessati a questa prima fase al momento sono 20, su oltre 200 ettari. «Abbiamo definitivamente superato i problemi iniziali – ha affermato Emanuele Zanforlin, responsabile commerciale di Koppert Italia, filiale nazionale della più importante azienda mondiale per la lotta biologica, che ha sede a Rotterdam – che erano, principalmente, i costi superiori rispetto al trattamento chimico e la distribuzione manuale, che risultava improponibile su vasta scala».

 

IL FUNZIONAMENTO

Le uova di Trichogramma brassicae vengono confezionate dentro sfere di cellulosa biodegradabili, facilmente distribuibili attraverso un distributore automatizzato montato sul drone. Con un volo ad altezza di un metro superiore all’apice della pianta di mais, viene rilasciata la capsula. Nel giro di 15-20 giorni si sviluppano le larve per la lotta biologica, con nascite scalari.

«La piralide si sviluppa fino a tre generazioni – ha fatto presente Zanforlin – e con la lotta biologica si riesce a coprire il periodo che va da inizio luglio a fine agosto». I risultati, ma anche i costi sono equiparabili ai trattamenti chimici, col vantaggio che la distribuzione può avvenire in qualsiasi condizione ambientale (se i terreni sono bagnati il trampolo non può entrare in campo, il drone può trattare) e a impatto zero sul versante ambientale.

«L’iniziativa – ha ribadito il presidente Errera – è possibile grazie alla collaborazione fra Associazione mantovana allevatori, Comal e  Sata, il Servizio tecnico di assistenza agli allevatori, finanziato dalla Regione Lombardia».

 

IL DRONE, PICCOLO VELIVOLO TELEGUIDATO

UAV-precision-agriculture

Le dimensione del drone, quadricottero che, per legge, deve essere teleguidato da un pilota diplomato Enac, sono di un metro per un metro. Il velivolo viaggia a una velocità di crociera circa 20-30 chilometri orari e, come ha sottolineato Alessandrini, «rappresenta nel trattamento della piralide col trampolo un salto in avanti paragonabile al passaggio dall’aratura coi buoi alle trattrici».

Il drone è definito “tecnologia autentica”, perché non dà emissioni di CO2. È infatti alimentato a batteria, ricaricabile, con una durata in grado di coprire 5 ettari. Il costo del drone si aggira intorno ai 40mila euro, ma i prezzi sono in discesa rapida. In campo il drone per il contrasto biologico alla piralide opererà passaggi aerei ogni 10 metri circa, muovendosi a spirale greca.

 

Gli interessati all’iniziativa possono rivolgersi a Valentina Nodari di Comal società agricola al numero telefonico 0376/247231. 
Fonte: Associazione mantovana allevatori
Fonte immagini: indonesiatechnologies.com e aerialpicture.co.za

  

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