Regno Unito: il trattore fa i conti con la Brexit

Mercati 27/02/2020 -
Regno Unito: il trattore fa i conti con la Brexit

Con 12.333 unità immatricolate nel 2019 contro le 12.102 dell’anno precedente, equivalenti ad una crescita dell’1,9 per cento, il mercato trattoristico del Regno Unito chiude in positivo per il terzo anno consecutivo.

Le cifre fornite da The Agricultural Engineers Association (AEA) e relative ai trattori sopra i 50 cavalli necessitano però di alcune precisazioni sia per non rischiare di avere un quadro distorto sia per cercare di valutare  i potenziali impatti della Brexit sul settore ora che la Gran Bretagna ha detto ufficialmente addio all’Unione Europea.

 

TREND DIVERSIFICATI NEI DUE SEMESTRI DEL 2019

Immatricolazioni tratt0ri agricoli (>50 HP), in unità – Anni 2019-2018 e Var.%, fonte: AEA

 

Dati alla mano, si evidenzia un picco primaverile delle immatricolazioni (1.843 unità in marzo, in aumento dell’11,7% rispetto allo stesso periodo del 2018, e 1.744 unità in aprile, ben 555 in più dell’aprile 2018), che viene messo in relazione all’introduzione di macchine nel Paese prima della Brexit, inizialmente prevista per il 29 marzo.

Assistiamo invece nella seconda parte dell’anno ad un’inversione del trend, che si fa particolarmente evidente nell’ultimo trimestre, con cali nel confronto con il  2018 del 3,6, 21,5 e 22,6 per cento relativi rispettivamente a ottobre, novembre e dicembre.

Complessivamente nel periodo maggio-dicembre 2019 le immatricolazioni di trattori hanno fatto registrare una flessione del 6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018.

Occorre tener presente, avverte AEA, che quelle del 2018 erano cifre sottostimate che non riflettevano le dimensioni reali del mercato a causa dell’impennata delle immatricolazioni che aveva caratterizzato gli ultimi mesi del 2017 da ricollegare all’entrata in vigore della Mother Regulation. Eliminata la distorsione introdotta da quest’ultima il mercato nel 2019 evidenzierebbe un calo piuttosto che un incremento.

 

PARTENZA IN NEGATIVO NEL 2020

Un trend negativo che trova conferma anche all’inizio del 2020. Infatti, sempre da fonte AEA nel mese di gennaio sono stati immatricolati 477 trattori, vale a dire il 31 per cento in meno rispetto a gennaio 2019 (693 unità), e questa cifra, sulla quale potrebbero aver influito provocando una riduzione degli ordini  le condizioni atmosferiche sfavorevoli  registrate nell’autunno 2019, caratterizzato da abbondanti precipitazioni, rappresenta il peggior avvio dell’anno dal 2001 a oggi.

Va inoltre tenuto presente  che a partire dall’inizio del 2020 AEA ha rivisto la metodologia utilizzata per calcolare le immatricolazioni dei trattori agricoli e il sito dell’associazione contiene anche una tabella con i dati dei 2019 ricalcolati con la nuova metodologia.


Da notare che, relativamente alla ripartizione delle immatricolazioni per classi di potenza, la potenza totale dei trattori immatricolati nel 2019 ha superato i 2 milioni di cavalli per il secondo anno consecutivo. Tuttavia, la potenza media è leggermente diminuita nel 2019, a causa del calo delle immatricolazione nelle fasce di maggiore potenza.

 

AL CERVO LA LEADERSHIP

 La classifica per brand, che viene divulgata da Aea con un anno di ritardo ed è pertanto relativa al 2018 (sono inclusi anche i trattori compatti, con potenza inferiore o uguale a 50 cavalli), vede saldamente in testa John Deere con 4.405 unità e il 31,9 per cento del mercato (deteneva il 28,4% con 3.915 unità nel 2017)

Immatricolazioni tratt0ri agricoli (<=50 HP e >50 HP) per brand, in unità – Anni 2018-2017 e Var.market share, fonte: AEA

 

Alle sue spalle c’è CNH Industrial, che, con 4.032 unità (di cui 2.532 riconducibili a New Holland e le restanti a Case IH) contro le 3.208 del 2017 del 2015, si attesta al 29,2 per cento (era al 23,3% nel 2017)

Al terzo posto figura Agco (21,3% di market share, in discesa rispetto al 26,2% del 2017?, seguita da Kubota, anch’essa in flessione.

 

CRESCONO I PREZZI DELLE MACCHINE E VOLA IL MERCATO DELL’USATO

Stando a quanto evidenziato dai periodici di settore, il fattore Brexit ha provocato nel periodo precedente alla sua entrata in vigore un forte rialzo dei prezzi delle macchine agricole, in particolare dei trattori spingendo, come riferisce Farmers Guardian, il prezzo al dettaglio di un trattore da 175 cavalli con equipaggiamento completo oltre le 160mila sterline.

Alla base dei consistenti aumenti non ci sarebbe però solo il drastico indebolimento della sterlina nei confronti dell’euro ma anche altri fattori.

Se, sempre a detta dei media locali,  è improbabile che nel Regno Unito post Brexit trattori e mietitrebbie  possano essere soggetti a dazi sulle importazioni dall’Ue desta preoccupazioni il reperimento di pezzi di ricambio.

L’opinione generale è che si verifichi un ripensamento degli acquisti con una maggiore propensione ai servizi per contoterzi.

Di certo la Brexit, abbinata al calo dei prezzi delle materie prime, ha innescato nel 2019 l’exploit del mercato dei trattori usati e, come fa notare Farmers Weekly, gli acquisti degli agricoltori britannici hanno privilegiato i macchinari provenienti direttamente dalle aziende agricole.

Il boom dell’usato nel Regno Unito trova conferma nei report di Cheffins Cambridge Machinery Sales, la più grande asta mensile di macchine agricole in Europa, che nei mesi precedenti all’uscita del Regno Unito dall’Ue ha registrato cifre record: circa 14 milioni di sterline nel primo trimestre del 2019, di cui 5 milioni nel solo mese di marzo.

 

VERSO LA CREAZIONE DI UN’AREA DI LIBERO SCAMBIO?

Adesso che la Brexit è realtà l’attenzione si focalizza sui possibili contenuti dell’accordo di uscita che disciplinerà in futuro le relazioni tra Regno Unito e Unione Europea.

«Ci sarà un periodo di transizione fino al 31 dicembre, ma formalmente da domani il Regno Unito è un paese terzo –  ha spiegato nel corso dell’ultima edizione di Fieragricola Fortunato Celi Zullo, direttore del “Brexit Help desk” di Ice-Agenzia, con sede a Londra, per assistere le imprese italiane  –. La volontà del Regno Unito è quella di raggiungere un accordo di libero scambio, ma è chiaro che la posizione deve essere condivisa».

 

IL REGNO UNITO AL SETTIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DEI PAESI ACQUIRENTI DI TRATTORI “MADE IN ITALY”

L’Italia figura tra i Paesi Ue che hanno maggiore interesse all’approvazione di un’area di libero scambio, senza dazi, visto l’elevato ammontare dell’export tricolore nel Regno Unito. Con specifico riferimento alle trattrici agricole le esportazioni italiane nel Regno Unito hanno sfiorato nel 2018 i 39 milioni di euro, cifra che colloca questa nazione al settimo posto nella classifica dei Paesi destinatari del nostro export per questa tipologia di prodotto (fonte: Elaborazioni FederUnacoma su dati Istat).

Per contro le importazioni italiane di trattrici agricole dal Regno Unito hanno superato nel 2018 i 27 milioni di euro.

 

AUMENTA L’INCERTEZZA CON L’AFFACCIARSI DELL’IDEA DI UNA BREXIT NO-DEAL

Recentemente, nel contesto di Fieragricola, si è cercato di delineare i futuri scenari della meccanica agricola post Brexit e le possibili conseguenze per i costruttori italiani che esportano i loro prodotti al di là della Manica.

«Con la Brexit prevedo per il 2020 un mercato stabile, con un primo trimestre tranquillo e un maggiore entusiasmo nel secondo semestre; nel 2021 ipotizzo che proseguiranno i negoziati per definire le regole fra Regno Unito e Unione europea, mentre dal 2022, in caso di tagli dei contributi all’agricoltura, ci saranno problematiche di mercato sulle macchine agricole», ha dichiarato Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma.

Sta di fatto che rispetto all’ipotesi di accordo profilata dal precedente primo ministro Theresa May la posizione dell’attuale premier Boris Johnson rende il futuro del Regno Unito fuori dall’UE ancora più incerto, soprattutto per la volontà ventilata a più riprese da Johnson di ricorrere, se necessario, ad accordi commerciali di base disciplinati dalle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), nel caso in cui un accordo commerciale globale non venga raggiunto entro la fine del periodo di transizione.

 «Le modalità e i tempi che hanno portato alla Brexit sono stati turbolenti, per cui prevedo un perdurare una situazione di incertezza, che dovrà far fronte anche a tensioni interne che sta vivendo il Regno Unito – ha fatto presente Antonio Salvaterra, direttore marketing del gruppo Argo Tractors –. Fino al 2007 avevamo uno stabilimento nel Regno Unito. Oggi, invece, ci affidiamo a un importatore e attendiamo di capire quali regole verranno applicate ai nostri prodotti e servizi».

Un clima di incertezza  sul quale ha messo l’accento anche Liliana Carraro, responsabile relazioni esterne dell’Antonio Carraro di Campodarsego. «I nostri importatori non sono in grado di prevedere quali saranno le ripercussioni .Prevediamo tuttavia un incremento di burocrazia, ma attualmente è per noi un mercato in crescita per effetto dei cambiamenti climatici, che stanno portando a un aumento delle superfici a vigneto e coltivazioni come i frutti di bosco, con conseguente richiesta di macchine ad alta tecnologia».

 

LA GRANDE INCOGNITA DELLA MOTHER REGULATION

Oltre tutto, anche nel caso in cui venga raggiunto un accordo con l’UE, ci sono tanti aspetti da definire con chiare regole. Uno di questi riguarda la Mother Regulation, i regolamenti comunitari sulla omologazione stradale e ai fini della sicurezza di alcune tipologie di macchine agricole (trattori, macchine trainate, inclusi i rimorchi).

Come ha evidenziato Roberto Guidotti, responsabile tecnico della  Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (CAI), «il rischio ­è che, qualora il Regno Unito dovesse non riconoscere la validità degli atti legislativi comunitari, si blocchi temporaneamente il mercato, perché le macchine omologate da Ue non avrebbero più una omologazione valida nel Regno Unito. Se invece il ministero delegato ai trasporti dovesse adottare un regolamento ponte, in attesa di definire regole specifiche per l’omologazione nel Regno Unito, i costruttori si ritroverebbero un carico maggiore da sostenere in termini di procedure e burocrazia, con aggravio di costi. Non dimentichiamo che per i trattori agricoli l’omologazione è obbligatoria».

 

© Barbara Mengozzi

 
Fonte dati tabelle: AEA.
Fonte immagini: Cheffins Machinery and Vintage Sales Facebook, Kirkland UK Facebook, Lamma Show.

 

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