L’arrivo dei droni, le nuove macchine agricole “volanti”

Componenti 09/07/2014 -
L’arrivo dei droni, le nuove macchine agricole “volanti”

A quanto pare è dalle tecnologie di ultima generazione che può arrivare un contributo prezioso per vincere la sfida dell’agricoltura di precisione, quella capace di assicurare ad una popolazione mondiale in continua crescita più abbondanti raccolti a costi inferiori sfruttando appieno i terreni disponibili, peraltro sempre meno estesi a causa dell’urbanizzazione.

 

PREZIOSI ALLEATI DEGLI AGRICOLTORI

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Fatto sta che nello scenario agricolo sono sbarcati trionfalmente i droni, i velivoli privi di pilota e telecomandati, legati nell’immaginario collettivo ad operazioni militari di ricognizione e sorveglianza ma ora impiegati per scopi civili in molteplici ambiti, dalla sicurezza al monitoraggio ambientale fino, appunto, al settore primario, dove rappresentano una realtà in rapida espansione nel mondo e si prospettano cruciali negli anni a venire per il controllo dello stato delle colture e per trattamenti in campo sempre più accurati.

ARCHIDRON

In Giappone, ad esempio, già oggi una flotta di 2.500 elicotteri robot porta a termine l’80% degli interventi di spraying sulle risaie dell’Arcipelago. Un quadro distante ancora anni luce da quanto accade nel nostro Paese, certamente non esente dal problema della penuria di terreni coltivabili (reduce com’è dalla perdita nell’ultimo quinquennio di 300 mila ettari di superficie agricola) e contraddistinto da campi piccoli, frammentati e morfologicamente complessi.

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Anche in Italia, ad ogni modo, sta crescendo il numero di assertori dell’utilizzo dei droni in agricoltura: vedi in tal senso il progetto recentemente avviato a livello sperimentale dall’Associazione Mantovana Allevatori (vedi link) che su 200 ettari gestiti da suoi iscritti attuerà un programma di lotta integrata alla piralide del mais basato sull’azione di aerei robot che sganceranno sulle colture sfere di cellulosa biodegradabili contenenti le uova di Trichogramma brassicae, imenottero in grado di neutralizzare le larve del parassita che infesta le coltivazioni maidicole del Mantovano.

 

IL PROGETTO “POMÌ IN QUOTA”

Tra le prime sperimentazioni italiane avviate molto interessante risulta quella patrocinata dal marchio Pomì. Puntando ad una sempre maggiore sostenibilità della coltura del pomodoro, infatti, due anni fa il Consorzio Casalasco del Pomodoro, in collaborazione con il Cio (Consorzio Interregionale Ortofrutticolo), ha coinvolto 12 aziende agricole associate e dislocate tra le province di Piacenza, Parma e Cremona, per un totale di 150 ettari, nel progetto “Pomì in quota”.

Tre droni muniti di speciali telecamere e sensori all’infrarosso, volando a 150 metri di altezza massima, hanno monitorato continuamente gli appezzamenti di pomodoro da industria fornendo in tempo reale informazioni relative a disomogeneità del suolo in termini di sviluppo vegetativo delle colture e di dotazioni idriche e nutritive.

Dati che hanno generato “mappe di vigore” – rivelanti lo stato di salute delle piantine ed identificanti le aree in maggiore sofferenza per parassiti, mancanza d’acqua o di nutrienti – grazie alle quali gli agronomi hanno potuto procedere a somministrazioni mirate e tempestive di acqua, fertilizzanti o agrofarmaci.

 

TRATTAMENTI MENO COSTOSI

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I droni potrebbero così far risparmiare dal 10 al 30% di principi attivi rispetto ai trattamenti tradizionali, tanto che se i risultati finali del progetto sperimentale confermeranno le aspettative – comunicano i responsabili del Consorzio – “Pomì in quota”, insieme alle avanzate tecnologie del precision farming, verrà nei prossimi anni applicato all’interno della maggior parte delle aziende dei soci.

Al momento, insomma, il compito principale affidato ai droni “contadini” è quello di supervisionare in volo i terreni coltivati, offrendo immagini aeree che permettono di avere una mappatura estremamente dettagliata (addirittura a livello di metro quadrato) delle situazioni delle singole parcelle, in modo da intervenire solo dove e quando è effettivamente necessario, preservando l’ambiente da inutili eccessi e contenendo le spese.

 

FERTILIZZANTI E AGROFARMACI DISTRIBUITI DALL’ALTO

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L’altra mansione dei velivoli senza pilota in ambito agricolo, poi, li vede impegnati, in veste di macchine agricole volanti, nella distribuzione in campo di fertilizzanti e agrofarmaci. Su questo versante, però, non vanno sottovalutate le problematiche di ordine normativo, a partire dalle regole agricole che attualmente limitano la pratica dei trattamenti in volo o che equiparano lo spray di un elicottero robot a quello di un aereo agricolo, anche se i droni operano ad una quota decisamente inferiore, spesso a poche decine di centimetri dalle colture.

 

IMAMOTER: L’INTEGRAZIONE FRA DRONE E TRATTORE

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Senz’altro ricca di potenzialità in entrambe le sfere applicative, comunque, si rivela l’integrazione tra drone e trattore, visto che il primo “si intende” a meraviglia con l’intelligenza già disponibile sul secondo e trasmette al software della macchina ogni informazione raccolta dall’alto,  condividendo così tramite un collegamento wi-fi tutti i parametri per ottimizzare i trattamenti.

Una sinergia in grado di consentire un impiego più efficiente del mezzo agricolo tradizionale, come attesta la significativa esperienza promossa nel nostro Paese da Imamoter (l’Istituto di ricerca del Cnr dedicato alle macchine per l’agricoltura e movimento terra) nell’ambito di attività di monitoraggio dello stato di salute di piante fruttifere e del livello di maturazione della frutta.

In questo caso droni italiani, dotati di sensori che sfruttano materiali nanostrutturati, hanno avuto per base il tetto di un trattore in azione, decollando autonomamente per operare la mappatura di un frutteto e decidendo, in caso di necessità di trattamenti, sia la precisa ubicazione sia la corretta quantità di fitofarmaco da somministrare, dialogando sempre con lo sprayer montato sul trattore stesso.

 

AL SERVIZIO DEL VIGNETO

L’utilizzo dei droni in agricoltura apre dunque prospettive decisamente stimolanti e offre opportunità nuove in tutti i settori produttivi, compresa la viticoltura da vino: in alcuni vigneti della Toscana, a tale proposito, gli aerei robotizzati hanno provveduto a realizzare mappe di vigore dei vari appezzamenti e ad individuare in anticipo la qualità delle uve destinate ad entrare in cantina.

Tuttavia, va ribadito, in Italia occorre fare i conti con il gap che tuttora separa il progresso tecnologico dalle vigenti normative non soltanto agricole ma anche aeronautiche, come quella relativa alla fruizione dello spazio aereo, regolamentato da una serie di leggi.

 

UN ELICOTTERO MINIATURIZZATO FIRMATO HELICAMPRO

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A dire il vero l’Enac (l’Ente nazionale che coordina l’aeronautica civile) sta mostrando segni di apertura, dal momento che ha consentito al team tutto italiano Helicampro di portare a termine la certificazione dell’omonimo drone monorotore spinto da un motore a scoppio che vanta una notevole autonomia di volo (si parla di ore) per monitorare o trattare anche campi di grande estensione.

Finalmente, perché il robusto ed efficiente Helicampro è già venduto all’estero ma non ancora entro i confini nazionali appunto a causa di problemi sul fronte normativo.

 

L’ESPERIENZA FRANCESE DI AIRINOV

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Più agile la situazione in Francia, come dimostra l’attività dell’azienda Airinov, specializzata nella costruzione di sensori per l’agricoltura di precisione e partecipata al 20% da Parriot, multinazionale europea nota per il suo piccolo drone che si pilota con un tablet o un cellulare.

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Airinov, avvalendosi di un velivolo in polistirolo ad ala fissa pilotato da un gps che si lancia a mano e atterra automaticamente dopo aver esplorato tutto il campo, offre agli imprenditori agricoli questo servizio: i dati grezzi raccolti dai sensori di bordo vengono inviati ad un centro di elaborazione di Parigi ed entro quattro giorni restituiti all’agricoltore sotto forma di mappe compatibili con il gps di tutti i trattori in commercio per eseguire automaticamente i trattamenti con le macchine agricole.

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IL DEBUTTO A ROMA DEL DRONE EXPO & SHOW

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Helicampro e Airinov sono solo due delle numerose realtà del settore che hanno partecipato lo scorso maggio a Roma al Drone Expo & Show, il primo salone aeronautico in Italia incentrato sugli aerei senza pilota all’interno del quale la rivista DronEzine, media partner della manifestazione, ha animato con un interessante convegno la sezione dedicata alle applicazioni dei droni in agricoltura.

Presenti le migliori aziende del made in Italy rivolto alla ricerca e alla produzione di aeromobili controllati a distanza per uso agricolo, tra cui la società Archidron, che con le sue flotte di droni consente di coprire 13 ettari in un’ora.

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Ed anche il gruppo Skyrobotic, posseduto al 50% da Siralab finora specialista nello sviluppo di aerei robot militari, che con ingenti investimenti ha trasportato questo know-how in campo civile realizzando multirotori ad ala fissa integranti sofisticati sensori a sei bande.

 

DRONE FLY-IN NELL’ILLINOIS

Agricultores volando un dron

Se da noi il Drone Expo & Show e il convegno dedicato ai “droni contadini” hanno costituito una novità assoluta, negli Stati Uniti i droni rappresentano ormai una tematica all’ordine del giorno e si moltiplicano gli appuntamenti che offrono agli agricoltori  la possibilità di toccarne con mano l’operatività in campo.

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Ultimo, in ordine di tempo, il Drone Fly-In organizzato dalla rivista Farm Journal e in calendario a Heyworth, nell’Illinois, il prossimo 17 luglio.

 

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Fonte immagini: Archidron, Airinov, Helicampro, Precision Drone, Skyrobotic