Mercato trattori: ancora giù le vendite (-3%) nei primi due mesi del 2023

Mercati 06/04/2023 -
Mercato trattori: ancora giù le vendite (-3%) nei primi due mesi del 2023

Vendite di trattori ancora in calo nei primi due mesi dell’anno in corso a causa soprattutto della crisi delle forniture, che già aveva determinato una flessione nel mercato italiano delle trattrici nel 2022, nonostante il miglioramento registrato sul finire dell’anno.

Le statistiche sulle immatricolazioni, riferite ai mesi di gennaio e febbraio ed elaborate da FederUnacoma sulla base delle informazioni fornite dal Ministero dei Trasporti, mostrano una flessione delle vendite pari al 3% rispetto allo stesso periodo del 2022, in ragione di 3.223 unità.

 

LO SCENARIO SI È FATTO NEL COMPLESSO PIÙ FAVOREVOLE

Alessandro Malavolti

In questa prima parte dell’anno le case costruttrici registrano ancora ritardi nelle consegne – è stato spiegato dal presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti, nel corso della conferenza stampa tenutasi lo scorso 31 marzo nell’ambito di Agriumbria – tuttavia lo scenario appare più favorevole, grazie a un raffreddamento dei prezzi e a una maggiore capacità delle imprese di gestire le variabili legate alle forniture.

«Il calo registrato, come avvenuto già lo scorso anno, è un effetto essenzialmente della mancata capacità produttiva che abbiamo – ha evidenziato Malavolti –. Quasi tutte le aziende, infatti, mi segnalano che hanno ancora ordini da evadere, addirittura del 2022, per cui stiamo recuperando un po’ quello che non siamo riusciti a fare l’anno scorso».

 

SUL TAPPETO RESTANO DIVERSE PROBLEMATICHE

Il sentiment del comparto in Europa, come emerge dal Business Barometer del Cema di marzo, è comunque buono, ovvero i manager e gli imprenditori dell’agromeccanica si aspettano un sereno 2023 sia come numeri sia come prospettive. «Ci sono però alcune difficoltà – ha fatto presente il numero uno di FederUnacoma – legate principalmente alle politiche di settore che in questo momento in Europa non si capisce esattamente dove vadano a parare».

Tra queste la penalizzazione inferta al settore auto  con lo stop ai motori termici, il passaggio, per quel che riguarda il mercato nazionale, del credito d’imposta dal 40 al 20 per cento, la diatriba sulle modalità di assegnazione dei fondi del Pnrr per l’agricoltura e sulla possibile restrizione degli incentivi  ai trattori full electric o a biometano.

 

UNA BUONA PERFORMANCE PER L’EXPORT ITALIANO DI MACCHINE AGRICOLE NEL 2022 MA OCCORRE FARSI STRADA IN NUOVI MERCATI

Export Italia

Tutte tematiche, ha ricordato Malavolti, che sono state approfondite nel corso del Think Tank,  appuntamento annuale organizzato da FederUnacoma lo scorso 30 marzo e finalizzato soprattutto a individuare idonee strategie per migliorare l’export di settore. Dati Istat alla mano, complessivamente nel 2022 le esportazioni di macchinari per l’agricoltura hanno superato i 6 miliardi di euro in valore. La quota più consistente è quella riferita alla voce delle macchine operatrici e delle attrezzature (4,7 miliardi di euro), mentre il segmento delle trattrici è salito a 1,8 miliardi di euro.

«Si è trattato dal nostro punto di vista di un ottimo risultato – ha commentato il presidente dei costruttori di macchine agricole – dal momento che l’export rappresenta per noi in valore più del 70 per cento delle nostre vendite, sia delle aziende grandi sia di quelle piccole, e anche se guardiamo i quantitativi c’è stata una leggera crescita, in quanto siamo riusciti a fornire ai nostri importatori più pezzi, più prodotti».


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IL MADE IN ITALY, UNA MARCIA IN PIÙ NEI MERCATI EMERGENTI

Export Trattori Italia

I dati relativi agli scambi con l’estero fanno intravedere anche per l’anno in corso buone potenzialità di sviluppo per i costruttori italiani ma ci sono degli elementi di debolezza che vanno rimossi. Il 57 per cento del valore delle esportazioni italiane di trattori, infatti, rimane dentro i confini dell’Unione europea, percentuale che sale al 73% se consideriamo, oltre all’UE a 27, il Regno Unito e il Nord America.

«Con il nostro Think Tank – ha fatto presente Malavolti – abbiamo voluto evidenziare l’esigenza di indirizzare gli sforzi alla conquista di mercati minori, oltre Oceano, e non sto parlando solo dell’Atlantico ma anche della parte Est del mondo, dove esiste una domanda di macchine agricole crescente. Per far questo dobbiamo, e questo vale soprattutto per le piccole e medie aziende che costituiscono la maggior parte della nostra struttura produttiva, spingere su quello che è il nostro marchio comune: il made in Italy».

È un dato di fatto, del resto, che il made in Italy delle macchine agricole oggi non viene sufficientemente percepito come un valore aggiunto, a differenza di quanto accade invece per le tradizionali eccellenze italiane come il food & beverage, il sistema moda, l’automotive. Si tratta dunque di cercare rafforzarlo, con comunicazione, marketing, qualità e maggiore attenzione alla sostenibilità, soprattutto nei mercati più piccoli, del Secondo e del Terzo Mondo che rappresenteranno nel prossimo futuro un grosso potenziale di crescita.

 

IL BOOM DELL’USATO NEL MERCATO ITALIANO PREOCCUPA, ANCHE SE È INDICE DI UNA DOMANDA DI MACCHINARI AGRICOLI VIVACE

Tornando al mercato nazionale, Malavolti ha posto l’accento sull’obsolescenza del parco circolante in Italia e su come una quota crescente della domanda di macchine agricole venga soddisfatta con l’acquisto di mezzi d’occasione. «La compravendita di mezzi usati è un fenomeno negativo – ha spiegato – poiché rappresenta un ostacolo agli investimenti in macchinari di ultima generazione. I dati sui passaggi di proprietà relativi al 2022 parlano di oltre 51 mila trattrici usate, pari a più del doppio di quelle di nuova immatricolazione, a fronte della differenza di poche migliaia di pezzi che si registrava 7-8 anni fa».

 

L’INGRESSO IN ITALIA DI MACCHINE LOW COST CON STANDARD TECNOLOGICI INFERIORI AI NOSTRI

Sul rinnovamento tecnologico del parco macchine italiano pesa anche il fattore relativo alla concorrenza dei Paesi emergenti, i quali – esportano in Italia macchinari poveri di tecnologia ma competitivi sul prezzo. «Negli ultimi mesi – ha sottolineato Malavolti – abbiamo notato un ingresso sul mercato italiano di macchine agricole, sia trattori sia implement, di Paesi low cost. L’agricoltore è attratto da costi molto bassi ma sono macchine che hanno standard tecnologici molto più bassi dei nostri e che finiscono spesso col rivelarsi cariche di problematiche.

 

LA CARENZA DI MANODOPERA SPECIALIZZATA

Altri fattori che influenzeranno il mercato messi in risalto nel corso della conferenza stampa sono stati la carenza quasi cronica di manodopera specializzata e di tecnici che sta un po’ frenando l’espansione dal punto di vista produttivo delle aziende di settore, la correlata necessità di adeguati programmi di istruzione e formazione in ambito scolastico di figure specializzate nell’intera filiera, e il perdurare della siccità che genera non poca preoccupazione.

 

FONDAMENTALE IL CONTRIBUTO DELLE AGEVOLAZIONI PUBBLICHE PER POTENZIARE LA DOTAZIONE TECNOLOGICA DEL PARCO MACCHINE NAZIONALE

In chiusura, Malavolti ha espresso il duplice auspicio che il Pnrr veda la luce il più velocemente possibile, anche perché potrebbe consentire di fare una sorta di “pulizia del mercato” eliminando le macchine particolarmente vecchie, e che non venga a mancare il contributo degli incentivi pubblici per favorire l’introduzione di tecnologie e di pratiche innovative nell’agricoltura italiana.

 

 
© riproduzione riservata
Fonte tabelle: le tabelle sull’export fanno parte della relazione di Emanuele Di Faustino, responsabile industria di Nomisma, al Think Tank di FederUnacoma.
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